Su questo sfondo, il profeta intravede il futuro pastore, il Messia promesso il quale si prenderà cura del suo gregge in maniera egregia.
«Infatti così dice il Signore, DIO: "Eccomi! io stesso mi prenderò cura delle mie pecore e andrò in cerca di loro.
Come un pastore va in cerca del suo gregge il giorno che si trova in mezzo alle sue pecore disperse, così io andrò in cerca delle mie pecore
e le ricondurrò da tutti i luoghi dove sono state disperse in un giorno di nuvole e di tenebre;
le farò uscire dai popoli, le radunerò dai diversi paesi e le ricondurrò sul loro suolo; le pascerò sui monti d'Israele,
lungo i ruscelli e in tutti i luoghi abitati del paese.»
L'intero capitolo è uno dei brani più incoraggianti di tutta la Bibbia. Dio esprime in maniera così netta il suo amore per i suoi figli e dichiara più volte che lui stesso se ne prenderà personalmente cura. Gesù poi si identifica con il pastore, e quindi con Dio, affermando nettamente la sua divinità. Lo possiamo leggere nel Vangelo di Giovanni, al capitolo 10:
«Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore...
Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me, come il Padre mi conosce e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.
Ho anche altre pecore, che non sono di quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore.»
Vogliamo far notare un altro aspetto molto interessante che troviamo negli scritti di Ezechiele.
A partire dal capitolo 2, Ezechiele è chiamato “figlio d’uomo” e, da quel momento in poi, questo titolo viene ripetuto ben 92 volte nei riguardi del profeta.
Con un tale appellativo, l’autore mette in rilievo il suo stato di semplice creatura al servizio del Creatore.
Questo è lo stesso appellativo che, nei Vangeli, il Signore Gesù stesso si attribuisce, e viene riportato per ben 79 volte, accompagnato ogni volta da un dettaglio che aggiunge informazioni al Suo riguardo. Ti invitiamo a trovare l'espressione "Figlio dell'uomo" con lo strumento di ricerca e a scoprire quante informazioni Gesù ha aggiunto su di sè. Ognuna di queste informazioni contribuisce a rendere più chiaro chi lui fosse: Cristo è stato uomo sotto ogni aspetto e contemporaneamente non aveva lasciato la sua natura divina. Era pienamente UOMO e pienamente DIO.
Alla fine del suo libro, Ezechiele parla del «torrente della vita» (47:1-12), una descrizione simile al «fiume dell’acqua della vita» di cui parla l’Apocalisse (22:1-2).
Una tale immagine richiama alla mente la benefica influenza del Vangelo di Cristo, che, cominciando da Gerusalemme, si è sparso in tutte le nazioni producendo un cambiamento in chiunque crede. Le benedizioni di Cristo ci inondano come le acque di un fiume, la sua salvezza ci corre incontro.
Come il torrente della visione di Ezechiele sgorgava dal tempio, così la salvezza ci viene da Dio. A noi non resta altro che abbandonare il nostro orgoglio e fidarci di Lui, "nuotando" in quel fiume. яндекс