Vangelo secondo Matteo

Il Vangelo che scrisse Matteo, ha il carattere della narrazione ordinata. Partendo dalla genealogia di Gesù, ordinata secondo la linea di discendenza di Giuseppe, passa al racconto dell'annuncio della nascita del Cristo a Giuseppe.
Colpisce sin dall'inizio la grande quantità di riferimenti all'Antico Testamento:
Gesù è presentato come Messia (termine di origine ebraica che in greco si traduce Cristo), Re e Redentore. Per ben 18 volte Matteo esprime il fatto che Gesù stava adempiendo la Scrittura, un elemento che indica che l’autore scrivesse per dei lettori ebrei. Gli Ebrei del primo secolo aspettavano il Messia, come ancora oggi tanti Ebrei lo aspettano. Matteo ha dimostrato ai suoi connazionali che Gesù era colui che doveva venire: il Figlio di Davide, il Re promesso.

Nei primi tre capitoli, l'evangelista cerca di delineare la figura di Gesù, la sua provenienza e la sua nascita. Importante è anche la figura di Giovanni Battista, messaggero e precursore del Messia che anticipa di poco Gesù, preannunciandolo.

Nei capitoli 5-7, troviamo quella che è stata definita come la più grande predicazione del più grande predicatore di tutti i tempi: il sermone sul monte di Gesù. Nella prima parte, vengono elencate le cosiddette beatitudini, cioè quelle condizioni e caratteristiche che presentano le persone a cui appartiene il regno dei cieli. Nella seconda parte, Gesù spiega come interpretare correttamente la legge di Dio, come mettere in pratica i Suoi comandamenti per piacergli. Nella terza parte, invece, insegna come pregare (ed è qui che troviamo la meravigliosa preghiera conosciuta come il "Padre Nostro"), digiunare, perdonare e fare l'elemosina con atteggiamento di umiltà. L'ultima parte è incentrata sui comportamenti e le caratteristiche dei discepoli di Cristo: generosità, purezza, serenità e così via.

Gesù focalizza l'attenzione su ciò che conta veramente, dicendo che, se cerchiamo prima il regno di Dio e la sua giustizia, tutto quello che ci serve per vivere ci sarà dato in più (Matteo 6:33).

Nei capitoli 8 e 9, la sua autorità e autorevolezza non si manifestano più solo con le parole, ma anche con le azioni. Questi capitoli comprendono una selezione di racconti incentrati su miracoli compiuti da Gesù, che mettono in evidenza la sua autorità sulla malattia, sugli elementi della natura e sulle potenze spirituali. La folla che assiste non può fare a meno di esclamare: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!».

Il capitolo 13 è dedicato alle parabole del Regno dei cieli, seguono poi altri racconti della vita di Gesù.

Il Vangelo prosegue con l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme. Egli entra in città come un Re, cavalcando un asinello, acclamato dalla folla, mentre i capi religiosi, mossi dall’invidia, complottano per farlo morire.

Il 24 e il 25 sono due capitoli profetici, che descrivono i segni che precedono il ritorno di Cristo e del suo regno glorioso sulla terra. Poi, gli ultimi capitoli, dal 26 al 28, sono dedicati alla passione e alla terribile morte di Gesù su una croce romana, prima della sua gloriosa resurrezione.

Di Matteo, detto anche Levi, sappiamo ben poco. Il suo nome viene riportato nei quattro elenchi dei dodici apostoli e, dai Vangeli, sappiamo che era un cosiddetto "pubblicano” (pubblicani erano definiti coloro che svolgevano la funzione di esattori delle tasse per conto di Roma, i quali solitamente commettevano abusi ed erano quindi disprezzati dalla popolazione). Vista la sua professione è verosimile che abbia preso appunti durante i viaggi al seguito di Gesù. Si pensa che egli abbia scritto i suoi appunti in ebraico, pubblicando un’edizione in greco intorno al 60 d. C. Non si prende in considerazione una data posteriore al 70 d. C., perché Matteo non fa nessun riferimento alla distruzione del tempio a Gerusalemme per opera dei Romani, avvenuta proprio in quell'anno.

 

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