Il libro del profeta Amos è il terzo della serie dei profeti minori, dopo Osea e Gioele.
Durante il regno di Uzzia a Gerusalemme e di Geroboamo II a Samaria, intorno al 760 a.C., Geroboamo II aveva esteso i suoi confini (2 Re 14:23-29), un ampio controllo delle vie commerciali aveva determinato uno sviluppo economico, intanto l’aristocrazia badava solamente a vivere nel lusso. In tutto il paese, l’idolatria e la decadenza morale crescevano di pari passo.
La religione nazionale era il culto del vitello d’oro (2Re 12:25-33), ma in seguito fu introdotto anche il culto di Baal.
Dio aveva inviato Elia, Eliseo e Giona per condurre il popolo al ravvedimento, ma senza risultati. Israele si era radicato nella sua idolatria e malvagità: bestemmia, furto, ingiustizia, oppressione, adulterio ed assassinio caratterizzavano la vita quotidiana.Il paese si avviava inevitabilmente verso la rovina, nondimeno Dio mandò Amos ed Osea nel tentativo finale di fermare la nazione nella sua folle corsa verso la distruzione. Mentre la nazione di Israele ormai mostrava chiari segni di decadenza, all’orizzonte sorgeva una nuova potenza: l’Assiria. Questa nazione emergente, in seguito alla profezia di Amos ( intrisa della parola "Esilio"), sarebbe stata lo strumento nelle mani di Dio per giudicare Israele. Il re d’Assiria imprigionò Osea, ultimo re d’Israele, e condusse in esilio la popolazione che avrebbe vissuto 70 anni di desolazione in un paese straniero (2 Re 17:22-23).

Dio chiamò Amos ad essere il suo portavoce nel regno di Israele, anche se egli non era un sacerdote, né un profeta "di professione" (7:14), ma un mandriano e un coltivatore. Dio dunque può affidare la sua parola a chiunque, e infatti nella Bibbia vediamo che ha scelto per il suo servizio uomini e donne appartenenti a qualsiasi ceto sociale: nobili e pescatori, sacerdoti ed esattori delle tasse, un medico, un rivoluzionario, un’orfana.
Amos era di Tecoa, una città situata a circa 16 km a sud di Gerusalemme e a circa 8 km da Betlemme. Il nome Amos vuol dire “fardello” o “portatore di un peso” e, in effetti, i suoi discorsi erano gravosi, scomodi: rimproverare al popolo il peccato, proclamare i castighi di Dio, sollecitare il cambiamento e il ravvedimento.

La formula tipica ricorrente «Per tre misfatti, anzi per quattro» è usata dal profeta per annunciare il giudizio su otto nazioni, come ad indicare che le mancanze dei popoli erano sempre maggiori di quelle di cui essi avevano coscienza.
Amos delinea le condizioni sociali e religiose del popolo di Dio: oppressione, violenza e rapina descrivono il degrado di una società senza giustizia dove viene praticata una religione vuota che non ha niente a che fare con Dio. Per tutto ciò, il giudizio si sarebbe abbattuto su di essi e un nemico avrebbe assalito improvvisamente il paese, deportando i prigionieri legati con degli uncini passati attraverso le labbra (pare che gli Assiri usassero questo terribile metodo) .
Al capitolo 5, sembra che il popolo sia disposto a rivolgersi verso Dio indirizzando a lui i sacrifici invece che agli idoli: l’esortazione di Amos e di Dio però non riguarda le formalità religiose, ma è un richiamo a una vera riforma morale e spirituale.
Al capitolo 7 troviamo tre visioni di distruzione.
La prima è rappresentata dalle locuste, delle cavallette che divorano le piante, mentre la seconda è di un fuoco che divampa per le campagne. Amos intercede e il giudizio di Dio viene sospeso.
Nella terza visione il profeta vede un filo a piombo, uno strumento usato dai muratori per verificare la verticalità di una parete. Israele è come un muro inclinato che crollerà inevitabilmente. Due volte Dio ascolta l’intercessione di Amos, ma il mancato ravvedimento del popolo avrebbe poi dato corso alla giustizia divina.
Il capitolo 7 contiene anche una nota storica che vede Amos accusato da un sacerdote di congiura contro il regno, ma il coraggio del profeta prevale sulle accuse.
Il capitolo 8 descrive un’altra visione del profeta, un paniere di frutti maturi: il paese è maturo per la rovina, determinata dall’avidità, dal commercio disonesto e dalla spietata crudeltà esercitata verso i poveri.
L'ultima visione la troviamo al capitolo 9: un altare da demolire (che lascia intendere chiaramente che il tempo del giudizio sarebbe arrivato inesorabilmente), e un segno di ricostruzione futura ( in merito ti invitiamo a leggere l'approfondimento "Amos e la chiesa del Nuovo Testamento").

Alla fine del libro troviamo delle confortanti promesse. Le ultime parole di Amos parlano di una ricostruzione d’Israele, di un ritorno alla terra dopo l’esilio e di una gloria eterna (9:11-15). Il ritorno si concretizzò dopo 70 anni di esilio, la gloria eterna si riferisce ai tempi futuri e al ritorno di Cristo in Gerusalemme.

Quale insegnamento ci arriva dal profeta Amos?
Dio è il Giudice del mondo. I delitti e la malvagità, dovunque avvengano, sono detestati da Lui e sottoposti al suo giudizio (1:3-2:3).
Appartenere al suo popolo è un privilegio, ma ciò non esclude dal giudizio (3:2). Anzi, il messaggio che traspare dagli scritti di Amos, ma che poi viene presentato a più riprese anche nel Nuovo Testamento, è che chi ha conosciuto Dio, chi ha avuto relazione con Lui, ha una responsabilità maggiore perché sa esattamente che cosa Dio voglia, ovvero una relazione autentica con Lui che porti frutti adeguati. Ecco perché Amos, come tutti i profeti, era chiamato a riprendere il popolo che si allontanava da Dio.

Il messaggio che Dio ha comunicato al popolo di Israele per mezzo di Amos è ancora oggi attualissimo: quando in una società che si dichiara cristiana i delitti si moltiplicano, l’ingiustizia sociale è all’ordine del giorno, la perversione impera e non c'è più un chiaro limite che separi ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, vuol dire che non c’è più nessun legame tra quello che si professa e ciò che si pratica. È necessaria una presa di coscienza, e un cuore pronto ad essere modellato da Dio per portare un reale cambiamento prima nel singolo, e poi di riflesso nella società.
Ma non solo: il Signore continua a fare sentire la sua voce, dichiarando: «Cercatemi e vivrete» (5:4). Questo appello riguarda tutti noi oggi. Dio mette a disposizione di chiunque la possibilità di avere una relazione con Lui che non è solo per l'oggi, ma per l'eternità. Siete pronti a scoprire chi è veramente Dio?

 

 

 

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Pubblicato in bibbia
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