Il titolo “Numeri” fu dato a questo libro dai traduttori della cosiddetta Settanta (traduzione in lingua greca della Bibbia ebraica, redatta presumibilmente tra il III e il I secolo a.C.), a causa dei due censimenti descritti nel libro: il primo, a due anni dall'uscita dall'Egitto, il secondo nei pressi del fiume Giordano, il quarantesimo anno. Come il resto del Pentateuco, esso è stato scritto da Mosè in persona. Dall’informazione che riceviamo da Deuteronomio 1:2, sappiamo che la distanza fra il Sinai e Canaan, cioè la terra promessa, sarebbe stata coperta in undici giornate di cammino:

«Vi sono undici giornate dall'Oreb, per la via del monte Seir, fino a Cades-Barnea.»

Invece il viaggio durò altri 38 anni: il popolo subì il giudizio di Dio a causa del peccato e dell'incredulità, perciò sarebbe stata una nuova generazione istruita da Mosè a portare avanti la conquista e gustare le benedizioni che Dio aveva promesso.

 

IL LIBRO DEI NUMERI IN BREVE

I primi dieci capitoli riguardano un periodo di poche settimane. Il libro dell’Esodo ci consente di seguire il popolo guidato da Mosè fino al monte Sinai, mentre in questa prima parte di Numeri troviamo i preparativi disposti da Dio prima della partenza dal Sinai verso la terra promessa. Prima che il popolo si mettesse in marcia, venne effettuato un censimento e vennero date istruzioni dettagliate sull’organizzazione dell’accampamento.

La seconda parte del libro, dal capitolo 11 al capitolo 21, ci racconta appunto i principali eventi di quel lungo periodo di migrazione.
In questi capitoli, troviamo narrate diverse situazioni in cui il popolo si rese colpevole contro Dio, mostrando un atteggiamento di opposizione e non di fiducia.
Israele si lamentava e ribellava continuamente e il Signore dovette correggerlo più volte, intervenendo anche nei confronti dei più fidati collaboratori di Mosè: Aronne e Miriam misero in discussione l’autorità del loro fratello, poi dieci dei dodici esploratori mandati a verificare la fattibilità della conquista del paese, spinsero il popolo a rifiutarsi di entrare in Canaan con un rapporto scoraggiante, nonostante Dio avesse detto di andare e conquistare il paese. Così, gli Israeliti peccarono ancora di incredulità e disobbedienza, e ciò costò all'intera generazione il dover vagare per il deserto tutti quegli anni, in attesa che tutti coloro che erano al di sopra dei vent'anni morissero, tranne Caleb e Giosuè, i soli fra gli esploratori che avevano creduto nella promessa di Dio.
Dio stava insegnando al popolo ad ascoltare bene la sua voce, a distinguere ciò che è spirituale da ciò che viene dall'impulso umano, e i quarant'anni nel deserto servirono a forgiarlo. In questa sezione, troviamo diversi rimandi anche alla figura di Cristo. Ti invitiamo a leggere un breve approfondimento sull'episodio del Serpente di Rame, raccontato appunto al capitolo 21.

La terza parte del libro, dal capitolo 22 al 36, ci racconta di un personaggio che sarà ricordato anche in altri scritti della Bibbia come il prototipo del falso profeta amante del denaro, che causa deviazioni dalla fede. Si tratta di Balaam, un indovino ingaggiato dal re di Moab per maledire Israele. Oltre l’episodio, per certi versi buffo, dell’asina che improvvisamente parla per far capire all'indovino che Dio era pronto a fermarlo dal maledire Israele, leggiamo pure come il Signore lo abbia usato, invece, per benedire il suo popolo. ( Leggi qui un approfondimento su Balaam.)
Nell'ultima sezione di Numeri, troviamo descritti leggi ed eventi vari. Giosuè viene designato come successore di Mosè e due tribù e mezzo si stabiliscono ad est del Giordano, prendendo possesso dei territori nel frattempo conquistati.

Il libro si conclude con le parole:

«Tali sono i comandamenti che il Signore diede ai figli d'Israele per mezzo di Mosè»,

come a voler sancire lo scopo finale del testo stesso, che rimane comunque legislativo.

 

04 numeri

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