In questa sezione vorremmo presentare un quadro molto sintetico degli avvenimenti narrati nella Bibbia.

Dio, dopo aver creato l’universo, creò l’uomo e lo mise nel giardino di Eden.
L’uomo peccò, disubbidendo al suo Creatore e decadendo dalla posizione che Egli gli aveva conferito, ma Dio preannunciò un piano di redenzione per il genere umano.
Egli chiamò Abramo dal paese dei Caldei e lo condusse nella terra di Canaan, era attraverso la sua discendenza che sarebbe arrivato il Salvatore.
I discendenti di Abramo emigrarono in Egitto, dove divennero così numerosi da formare una nazione.
Costretti alla schiavitù dagli Egiziani, furono liberati da Mosè e condotti di nuovo nella terra che era stata promessa ad Abramo, il paese di Canaan. Israele, il popolo disceso da Abramo, fu per secoli governato da una monarchia, i cui re di spicco furono Davide e Salomone.
All’epoca di Roboamo, figlio di Salomone, il regno andò incontro ad una divisione. La parte settentrionale, chiamata Israele o regno del Nord, durò ancora duecento anni, fino a quando la popolazione fu deportata dagli Assiri, intorno al 721 a.C. La parte meridionale, chiamata Giuda, venne deportata anch’essa dai Babilonesi tra il 597 e il 586 a.C.
Nel 536 a.C. cominciò un rimpatrio degli esuli e l’entità nazionale fu ricostituita.
Il periodo dell’Antico Testamento si chiude con questi avvenimenti e, per quattrocento anni, Dio non parlò più al suo popolo per mezzo dei profeti che avevano accompagnato Israele durante tutte le sue vicende.
Trascorso questo periodo di silenzio, comparve un profeta, Giovanni Battista. Egli preparava la via al Messia annunciato in tutto l’Antico Testamento. Il piano di Dio in favore dell’uomo trovava il suo compimento con la venuta di Gesù.
Il Messia Gesù morì per i peccati dell’uomo e, alla sua resurrezione, diede ordine ai suoi discepoli di annunciare a tutte le nazioni la storia della sua vita e della sua opera di salvezza.
Gli Apostoli diffusero la Buona Notizia in tutto il mondo allora conosciuto.

L’intera Bibbia è fondata su Gesù e sulla sua promessa di vita eterna per coloro che credono in Lui.
Il Messia è al centro della storia biblica e al centro della storia dell’umanità. L’Antico Testamento preannuncia la sua venuta, i profeti avevano proclamato la sua nascita miracolosa, la sua vita sulla terra, la sua morte espiatoria, la sua resurrezione corporale. il Nuovo Testamento ce ne descrive i dettagli, proiettandoci nel futuro del suo ritorno.


«Queste cose sono state scritte affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e affinché credendo abbiate vita nel suo nome» (Giovanni 20:31).


Dunque era necessario che tutto ciò fosse scritto, affinché potessimo leggere e conoscere le immutabili promesse di Dio.

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Potrebbe sembrare pretenzioso dire che la Bibbia è la Parola di Dio, ma ci sono diverse motivazioni che portano a questa conclusione:

1 - Preservazione  - Una delle prove oggettive è la meravigliosa preservazione della Bibbia. Nel tempo, la Bibbia è stata trascritta a mano, e nonostante i possibili errori di copiatura, circa il 99% del testo che abbiamo oggi corrisponde all'originale, compresi i possibili errori di traduzione e gli adattamenti. La straordinarietà sta anche nel fatto che, nonostante nei secoli questo libro sia stato messo all'indice, vietato e ancora oggi in molti paesi sia impossibile possederne una copia, nonostante tutti gli attacchi, la Bibbia esiste ancora oggi, è il libro più tradotto, più venduto e più letto!

2 - Archeologia  - Ancora oggi, gli scavi archeologici continuano a portare alla luce prove della validità della Bibbia. Molti dei manoscritti che sono stati trovati confermano la Sua validità. È interessante sapere che, quando furono trovati i rotoli di Isaia, i rotoli del Mar Morto, i critici teologi liberali pensarono di aver trovato qualcosa per screditare la Bibbia, ma questo non è mai successo.
Portiamo qui un esempio particolare. La versione della Bibbia più affascinante del primo millennio d.C. è conservata in una sola copia manoscritta di grande valore, la famosa Bibbia dei Goti. Nel III secolo, fra i Visigoti che nel corso delle migrazioni si erano fermati nella zona del Danubio, era sorta una comunità cristiana grazie a degli schiavi convertiti al cristianesimo provenienti dall'area dell'odierna Turchia. Ulfila nacque intorno al 311, era figlio di un goto e di una cristiana della Cappadocia che parlava greco. Grazie alle sue eccellenti conoscenze linguistiche, egli fece parte di una rappresentanza dei Goti alla corte dell’imperatore Costantino a Costantinopoli. Ulfila aveva il forte desiderio di far conoscere Cristo al suo popolo e così fra il 340 e il 380, scrisse una traduzione gotica della Bibbia. Come base usò il testo originale in greco del Nuovo Testamento e, per l’Antico Testamento, la traduzione greca dei Settanta. Ma i Goti non avevano alcuna forma di scrittura, così egli sviluppò una scrittura gotica basata sull’alfabeto greco e alcuni caratteri runici. Inoltre dovette creare nuove parole che non esistevano nella lingua dei Goti.
Insomma: dal suo lavoro non scaturì soltanto la Bibbia nella loro lingua, ma consegnò al popolo una intera lingua scritta.
In ogni epoca, Dio ha suscitato degli uomini per tradurre la sua Parola nelle varie lingue così che ogni popolo avesse la sua Bibbia.

3 - Profezie adempiute  - Un quarto della Scrittura, quando venne scritta, era profetica, cioè annunciava cose che dovevano accadere in futuro. Gran parte di queste, in effetti più di quello che le persone pensano, si sono già avverate. Ci sono più di trecento profezie riguardanti soltanto la prima venuta di Cristo che si sono puntualmente adempiute. Ma molte riguardano situazioni politiche che si sono anche avverate nell'ultimo secolo, proprio sotto i nostri occhi.

4 - Vite trasformate  - La Bibbia porta trasformazione nelle vite di coloro che la leggono e che si avvicinano a Dio. Giovani e anziani hanno trovato uno scopo e pienezza nella loro vita, matrimoni sono stati ricostruiti, famiglie riunite, persone sono state liberate da droga e alcool e molto altro ancora. Chi va a Cristo con semplicità di cuore e fede vedrà la propria vita trasformarsi.

5 - Lo Spirito di Dio la rende reale  - Se vi trovate a parlare con un cristiano autentico non vi dirà semplicemente che pensa che la Bibbia sia vera. Vi dirà che la Bibbia è vera, perché lo Spirito di Dio la rende reale e vera, sempre valida e applicabile. È questo che Paolo cercava di comunicare ai Colossesi quando pregava che loro fossero «ricolmi della profonda conoscenza della volontà di Dio con ogni sapienza e intelligenza spirituale».

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Il libro di Giosuè racconta della conquista del territorio di Canaan da parte degli Israeliti, di come essi si allontanassero da Dio e come Egli, quando veniva invocato, li liberasse puntualmente. Purtroppo queste liberazioni non erano durature a causa della continua ricaduta nel peccato da parte del popolo di Israele.
Dio aveva dato la terra agli Israeliti con un patto incondizionato. Ad Abramo aveva detto

«A te e alla tua discendenza dopo di te darò il paese dove abiti come straniero: tutto il paese di Canaan, in possesso perenne; e sarò il loro Dio»  (Genesi 17:8)

Ciò nonostante, il possesso della terra era condizionato: bisognava combattere per conquistarla. Essi dovettero combattere le battaglie e prendere possesso dei nuovi territori. E, come Giosuè ricordò loro nel suo ultimo discorso prima di morire, la loro ubbidienza alla Parola di Dio avrebbe determinato il possesso duraturo della terra.


Giosuè, il cui nome significa “Dio salva”, fu il successore di Mosè ed un gran condottiero. Nato schiavo in Egitto, aveva quarant’anni al tempo dell’esodo dal paese della schiavitù, ottanta quando ricevette il mandato come successore di Mosè e centodieci al momento della sua morte. A Cadesh-Barnea, fu uno dei dodici uomini che andarono in missione ad esplorare il paese di Canaan e uno degli unici due che ritornarono con un rapporto favorevole, nella piena fiducia che Dio avrebbe dato loro la terra. Fu un uomo di coraggio, che dipendeva da Dio, una guida, un uomo di fede,  caratterizzato da entusiasmo e fedeltà.

 

IL LIBRO DI GIOSUÈ IN BREVE

I primi cinque capitoli del libro ci descrivono la preparazione alla conquista della terra promessa. L’attraversamento del fiume Giordano, per entrare nella terra di Canaan, rappresentò il principale punto di svolta della fede degli Israeliti. Per miracolo di Dio, l'acqua che scorreva nel fiume si fermò, permettendo così al popolo di attraversarlo e raggiungere la terra promessa. Quasi quarant’anni prima, i figli di Israele avevano affrontato una situazione simile, attraversando il Mar Rosso mentre erano in fuga dall’Egitto, per nascondersi nel deserto del Sinai. Ma invadere la terra di Canaan attraversando il fiume Giordano richiese molta più fede, perché, se attraversare il Mar Rosso per loro aveva significato la salvezza dall'esercito egiziano,  attraversare il Giordano, invece, significava andare volontariamente a fronteggiare le popolazioni bellicose che occupavano il paese.


Nei capitoli da 6 a 12 leggiamo la storia della conquista del paese. Un passo importante fu la conquista di Gerico che venne espugnata seguendo gli ordini precisi dati da Dio. L'intera vicenda, che tra l'altro è davvero avvincente, dimostra ancora una volta che nulla è impossibile a Dio, persino far crollare una città fortificata senza utilizzare nemmeno un'arma.


Dal capitolo 13 al 22, troviamo la ripartizione delle terre conquistate, mentre negli ultimi due capitoli leggiamo le esortazioni di Giosuè al popolo che aveva guidato alla conquista del paese.

Non ci furono solo vittorie, ma anche disubbidienze e sconfitte. Il libro di Giosuè mostra che, ogni volta che gli Israeliti facevano affidamento sulle proprie forze anziché su Dio, i risultati erano disastrosi, come pure quando permettevano che il peccato entrasse nella loro vita. Questo scritto ci presenta la fedeltà di Dio, che diede ad Israele la terra promessa, ma anche il parziale fallimento di Israele, che non riuscì a prenderne possesso pienamente.

Il concetto chiave del libro di Giosuè non è la vittoria, bensì che è Dio che dà la vittoria. Infatti leggiamo quasi sul finale del libro:

«E il SIGNORE diede loro pace da ogni parte, come aveva giurato ai loro padri; nessuno di tutti i loro nemici poté resistere davanti a loro; il SIGNORE diede loro nelle mani tutti quei nemici. Di tutte le buone parole che il SIGNORE aveva dette alla casa d'Israele non una cadde a terra: tutte si compirono»  (Giosuè 21:44-45).

 

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L'Antico Testamento introduce il Nuovo Testamento, buona parte del quale non potrebbe essere compresa, se non si conoscessero gli scritti precedenti (tuttavia è consigliabile non cominciare la lettura dall'Antico Testamento in quanto il messaggio risulterebbe più faticoso da comprendere, suggeriamo invece, come anche riportato in questo articolo, di incominciare la lettura della Bibbia dal Nuovo Testamento).

La conoscenza di Dio, le sue caratteristiche di potenza, sapienza, bontà e santità le troviamo tutte già nei primi capitoli della Genesi e vi si fa riferimento in tutta la Scrittura. Anche la descrizione della natura dell’uomo e della sua caduta, che leggiamo sempre nella Genesi, sono indispensabili per capire la lettera che Paolo scrisse ai Romani e, soprattutto, la missione del Figlio di Dio e la storia della Redenzione. Vi troviamo anche già la promessa della venuta di Gesù.

L’Antico Testamento potrebbe essere definito anche, parzialmente, come una sorta di raccolta di antichi scritti ebraici, in quanto comprende la storia e la letteratura di un’intera nazione. Ma in realtà è molto di più, e lo si scopre andando avanti con la lettura fino alla fine della Bibbia.

L'Antico Testamento è suddiviso in quattro parti: Pentateuco, libri storici, poetici e profetici.

  1. Il Pentateuco narra degli inizi del mondo e introduce la storia di Israele; è suddiviso in 5 libri: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio. Vi possiamo scoprire diverse caratteristiche di Dio:
    • la sua sovranità  sul creato e sulla scelta di un popolo attraverso Abramo e i suoi discendenti, ai quale promette anche il paese di Canaan come eredità;
    • la sua potenza  nel liberare il popolo;
    • la sua santità ;
    • la sua severità  verso gli increduli e la sua bontà verso il popolo scelto;
    • la sua fedeltà  nel condurre il popolo, che viene protetto fino all’ingresso nella Terra promessa.

  2. I libri storici sono dodici e descrivono le vicende del popolo d'Israele, come il suo ingresso nella terra promessa sotto la guida di Giosuè, la conquista del paese, le numerose infedeltà e i vari ritorni al Signore, l’introduzione della monarchia, le invasioni da parte di Assiri e Babilonesi fino alle deportazioni. Poi, dopo settant'anni di esilio, il ritorno in patria, la ricostruzione delle mura e del Tempio a Gerusalemme. Dopo tali avvenimenti, la narrazione si interrompe per un periodo di quattrocento anni.
    Tutto questo lo troviamo nei seguenti libri: Giosuè, Giudici, Rut, 1 e 2 Samuele, 1 e 2 Re, 1 e 2 Cronache, Esdra, Neemia e Ester.

  3. I libri poetici sono cinque e rappresentano dei veri capolavori di letteratura e soprattutto dei tesori spirituali.
    Nel libro di Giobbe, si parla di un uomo fedele a Dio, ma colpito da innumerevoli mali che suscitano interrogativi angosciosi ai quali la filosofia e la sapienza umana non sono in grado di trovare delle risposte.
    Nel libro dei Salmi troviamo invece molte espressioni di uomini di Dio, che ancora oggi sono una fonte inesauribile di consolazione e ci spingono a lodare Dio.
    I Proverbi sono per lo più una raccolta di massime di saggezza, concise e di sicuro impatto per chiunque le inizia a leggere e ad applicare alla propria vita.
    L'Ecclesiaste (che significa “predicatore”) è lo scritto di un re di Gerusalemme che, rivolgendosi al popolo di Dio senza rendere esplicito il suo nome, si interroga sul senso della vita.
    Il Cantico dei Cantici è una rappresentazione molto poetica che esalta l'importanza dell'amore tra gli sposi ed è una meravigliosa metafora dell'amore che lega Dio alla chiesa.

  4. I libri profetici raccolgono i messaggi dei profeti di Israele. Un profeta di Dio era un canale che egli usava per trasmettere la sua parola al popolo e annunciare anche eventi futuri.
    Israele aveva il compito di essere il portavoce di Dio fra gli altri popoli, ma, a causa delle continue infedeltà, veniva meno al suo compito.
    Per riportarlo all’ubbidienza, Dio suscitava continuamente dei profeti, il cui messaggio vivo e potente aveva non solo lo scopo di metterli in guardia dai pericoli comportati dall'idolatria e spingerli al ravvedimento, ma anche di annunciare la venuta e la gloria del Messia che li avrebbe liberati.
    Ognuno di questi profeti che si avvicendarono aveva caratteristiche particolari. Tutti parlarono di ciò che ancora non si vedeva e spesso morirono prima che le loro predizioni si avverassero, ma quello che Dio aveva ispirato loro si realizzò alla lettera nei secoli successivi e alcune loro profezie si stanno adempiendo sotto i nostri occhi.
    Non possiamo certo avere dubbi sul fatto che questa sezione della Bibbia abbia un messaggio anche per noi oggi: ciò che suscita davvero interesse è la rivelazione di Dio che contiene. L'intera Bibbia è un libro vivo e sempre pronto a comunicare i pensieri di Dio a chi li vuole conoscere.
    I libri profetici sono: Isaia, Geremia, Lamentazioni, Ezechiele, Daniele, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia.

 

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Vorremmo puntare un momento i riflettori su un passo biblico che troviamo in Deuteronomio e che è emblematico per comprendere come mai il popolo di Israele, al tempo di Cristo, aspettasse un "profeta".

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05 deuteronomio

 

Il titolo “Deuteronomio” deriva dal greco e significa “seconda legge” o “ripetizione della legge”. Ormai, tutta la generazione che era uscita dall’Egitto e aveva ricevuto i Dieci comandamenti sul monte Sinai era morta durante i quarant'anni nel deserto. Una nuova generazione si stava preparando ad entrare in Canaan, la Terra Promessa, perciò la ripetizione non era certo superflua. Nel Deuteronomio, la legge viene descritta nel suo insieme e, in qualche modo, spiegata. Da quel momento in poi, sarebbe stata applicata in un contesto di vita diverso, non più nomade, ma di tipo stanziale, in quanto il popolo si sarebbe stabilito nel paese di Canaan. Il nuovo assetto avrebbe comportato delle piccole modifiche della legge in vigore, con lo scopo di adattarla all'inedita situazione.

Anche il Deuteronomio è ricchissimo di riferimenti e prefigurazioni che rimandano a Gesù. Clicca qui per leggere l'approfondimento «La figura di Cristo e il Deuteronomio»

 

IL DEUTERONOMIO IN BREVE

Il libro può essere suddiviso in tre parti principali, seguite da alcuni capitoli conclusivi di tipo storico.

La prima parte (capitoli 1-4) è sostanzialmente un excursus storico, nel quale vengono ricordati i punti salienti del viaggio compiuto nel deserto dalla generazione precedente. Mosè non trascura di far presenti anche i benefici che Dio ha elargito in quel lungo periodo di pellegrinaggio.

Nella seconda parte (capitoli 5-26), si trovano una ripetizione dei Dieci comandamenti, con annesse raccomandazioni a non dimenticarli, ed una ricapitolazione di tutti i principi morali e spirituali stabiliti da Dio. Se avesse messo in pratica le leggi di Dio, il popolo avrebbe goduto delle benedizioni promesse; quando se ne fosse allontanato, gli sarebbero toccate disgrazie, persecuzioni, esilio. I princìpi che leggiamo nel Deuteronomio si sono poi dimostrati veri in tutta la storia del popolo eletto da Dio.

La terza sezione (capitoli 27-28) può essere considerata come una conclusione delle parti precedenti. Troviamo qui l’ordine di scolpire le parole della legge sul monte Ebal, una proclamazione di benedizioni e maledizioni (come risultato dell’ubbidienza o della disubbidienza) e il rinnovo del patto che Dio aveva stipulato con il suo popolo.

I capitoli seguenti possiamo considerarli come un’appendice storica.
Mosè indicò pubblicamente come suo successore Giosuè e le ultime istruzioni furono rivolte ai leviti e ai sacerdoti, affinché leggessero periodicamente al popolo le parole della legge.
Nei capitoli 32 e 33, Mosè riporta un canto e una benedizione: con il primo, egli illustra l’amore del Signore verso il suo popolo e descrive Dio come una Rocca, un fondamento sicuro; con la benedizione che rivolge ad Israele, si comporta come un padre che, prima di morire, benedice i suoi figli.
L’ultimo capitolo, il 34, è il commovente racconto della sua morte.

A conclusione del libro, troviamo queste parole:

«Non c'è mai più stato in Israele un profeta simile a Mosè, con il quale il SIGNORE abbia trattato faccia a faccia»  (Deuteronomio 34:10).

È interessante notare che Dio cerca sempre un rapporto diretto con i suoi figli. E tu, sei pronto a sentire la voce di Dio?

 

05 deuteronomio

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Balaam era un indovino che troviamo citato a partire dal capitolo 22 del libro dei Numeri. Nel racconto in questione, egli viene chiamato dal re di Moab a maledire il popolo di Israele, ma per ben tre volte Dio glielo impedisce, così che Balaam non può fare altro che benedirlo abbondantemente, provocando l'ira del re che lo aveva "ingaggiato". Vi invitiamo a leggere questi episodi che hanno dello straordinario, nei capitoli 22, 23 e 24 di Numeri.

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Leggendo l'Antico Testamento salta all'occhio il comportamento del popolo di Israele: era in grado di dimenticare con facilità estrema i prodigi che Dio aveva compiuto, così che puntualmente Dio si trovava costretto a correggerlo, per l'amore paterno che nutriva (e ancora nutre) nei confronti di questo popolo.

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Il titolo “Numeri” fu dato a questo libro dai traduttori della cosiddetta Settanta (traduzione in lingua greca della Bibbia ebraica, redatta presumibilmente tra il III e il I secolo a.C.), a causa dei due censimenti descritti nel libro: il primo, a due anni dall'uscita dall'Egitto, il secondo nei pressi del fiume Giordano, il quarantesimo anno. Come il resto del Pentateuco, esso è stato scritto da Mosè in persona. Dall’informazione che riceviamo da Deuteronomio 1:2, sappiamo che la distanza fra il Sinai e Canaan, cioè la terra promessa, sarebbe stata coperta in undici giornate di cammino:

«Vi sono undici giornate dall'Oreb, per la via del monte Seir, fino a Cades-Barnea.»

Invece il viaggio durò altri 38 anni: il popolo subì il giudizio di Dio a causa del peccato e dell'incredulità, perciò sarebbe stata una nuova generazione istruita da Mosè a portare avanti la conquista e gustare le benedizioni che Dio aveva promesso.

 

IL LIBRO DEI NUMERI IN BREVE

I primi dieci capitoli riguardano un periodo di poche settimane. Il libro dell’Esodo ci consente di seguire il popolo guidato da Mosè fino al monte Sinai, mentre in questa prima parte di Numeri troviamo i preparativi disposti da Dio prima della partenza dal Sinai verso la terra promessa. Prima che il popolo si mettesse in marcia, venne effettuato un censimento e vennero date istruzioni dettagliate sull’organizzazione dell’accampamento.

La seconda parte del libro, dal capitolo 11 al capitolo 21, ci racconta appunto i principali eventi di quel lungo periodo di migrazione.
In questi capitoli, troviamo narrate diverse situazioni in cui il popolo si rese colpevole contro Dio, mostrando un atteggiamento di opposizione e non di fiducia.
Israele si lamentava e ribellava continuamente e il Signore dovette correggerlo più volte, intervenendo anche nei confronti dei più fidati collaboratori di Mosè: Aronne e Miriam misero in discussione l’autorità del loro fratello, poi dieci dei dodici esploratori mandati a verificare la fattibilità della conquista del paese, spinsero il popolo a rifiutarsi di entrare in Canaan con un rapporto scoraggiante, nonostante Dio avesse detto di andare e conquistare il paese. Così, gli Israeliti peccarono ancora di incredulità e disobbedienza, e ciò costò all'intera generazione il dover vagare per il deserto tutti quegli anni, in attesa che tutti coloro che erano al di sopra dei vent'anni morissero, tranne Caleb e Giosuè, i soli fra gli esploratori che avevano creduto nella promessa di Dio.
Dio stava insegnando al popolo ad ascoltare bene la sua voce, a distinguere ciò che è spirituale da ciò che viene dall'impulso umano, e i quarant'anni nel deserto servirono a forgiarlo. In questa sezione, troviamo diversi rimandi anche alla figura di Cristo. Ti invitiamo a leggere un breve approfondimento sull'episodio del Serpente di Rame, raccontato appunto al capitolo 21.

La terza parte del libro, dal capitolo 22 al 36, ci racconta di un personaggio che sarà ricordato anche in altri scritti della Bibbia come il prototipo del falso profeta amante del denaro, che causa deviazioni dalla fede. Si tratta di Balaam, un indovino ingaggiato dal re di Moab per maledire Israele. Oltre l’episodio, per certi versi buffo, dell’asina che improvvisamente parla per far capire all'indovino che Dio era pronto a fermarlo dal maledire Israele, leggiamo pure come il Signore lo abbia usato, invece, per benedire il suo popolo. ( Leggi qui un approfondimento su Balaam.)
Nell'ultima sezione di Numeri, troviamo descritti leggi ed eventi vari. Giosuè viene designato come successore di Mosè e due tribù e mezzo si stabiliscono ad est del Giordano, prendendo possesso dei territori nel frattempo conquistati.

Il libro si conclude con le parole:

«Tali sono i comandamenti che il Signore diede ai figli d'Israele per mezzo di Mosè»,

come a voler sancire lo scopo finale del testo stesso, che rimane comunque legislativo.

 

04 numeri

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Non scenderemo nei dettagli di tutte le feste bibliche, ma daremo alcuni accenni per orientarsi nella cultura ebraica, nella quale molti dettagli hanno significati simbolici.

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