Il libro del profeta Gioele è molto breve, il testo ebraico lo suddivide in 4 capitoli (che alcune delle nostre traduzioni correnti riducono a 3, inglobando il terzo capitolo nel secondo). I riferimenti presenti in questa introduzione utilizzano la suddivisione in 4 capitoli.

Sappiamo molto poco di questo profeta, il cui nome significa «Yahweh è Dio», tutto ciò che ci viene detto a suo riguardo si trova in Gioele 1:1: «Parola del Signore, rivolta a Gioele, figlio di Petuel.»
Anche la collocazione temporale dello scritto è incerta. Le ipotesi più probabili lo datano al periodo del primo tempio, durante il regno del re Ioas.

Sostanzialmente, il libro di Gioele si compone di due parti ben distinte, di cui la prima è  incentrata su un'invasione di cavallette e la seconda sulle benedizioni per Israele, dopo il ritorno dall'esilio babilonese, e sul giudizio sui suoi nemici circostanti.

Ogni profeta ha un proprio punto di osservazione e vuole raggiungere dei precisi obiettivi. Gioele, di fronte ad una grande carestia provocata dall'invasione delle cavallette, non la considera un fatto naturale, ma un segno del giudizio di Dio. Dopo aver spronato il popolo al ravvedimento, che effettivamente poi avvenne, lo consola con l'annuncio di una nuova e grande benevolenza da parte del Signore.
Sulla scia delle benedizioni di Dio per il futuro prossimo, Gioele tratteggia le ulteriori benedizioni di Dio per un futuro lontano, nel quale il Signore promette di mandare il suo Spirito su ogni persona e concedere la salvezza a chiunque invochi il suo nome (3:1-5).

L'elemento di maggiore continuità fra le varie sezioni dello scritto di Gioele è l'espressione "giorno del Signore" che si trova in ogni capitolo (1:15; 2:1, 11; 3:4, 4:14).
Dio sopporta il male più di quanto noi possiamo comprendere, ma la sua pazienza non dura in eterno. Quando Gioele annuncia il "giorno del Signore" è come se dicesse che la pazienza di Dio è agli sgoccioli e sta per arrivare la sua ira.
Di "giorno del Signore" parlano anche altri profeti (come Isaia, Ezechiele, Amos, Abdia, Sofonia, Malachia), sia in maniera diretta che in maniera indiretta. La conclusione che se ne può trarre esaminando il contesto dei vari passi è che, quando un profeta parla di un giorno del Signore, si riferisce ad un particolare momento nel quale Dio manifesterà il suo giudizio. Ci sarà poi un gran Giorno del Signore, con il giudizio finale da parte di Dio.

Il libro di Gioele, però, non termina con il giudizio di Dio sul peccato del suo popolo, ma trasmette speranza con l'annuncio delle benedizioni per Israele, che sarebbe ritornato dall'esilio:

«Giuda e Gerusalemme, invece, saranno sempre abitate e io, il Signore, abiterò sul monte Sion» (4:20-21).

In tutta la Bibbia vediamo come Dio ami abitare fra gli uomini, le sue creature che Egli desidera salvare dalla loro condizione di peccato (e quindi di lontananza da Lui), per poterle avere un giorno sempre con sé. Per questo, Gesù si è addirittura incarnato in un corpo umano ed è venuto ad abitare fra gli uomini, portando loro la Buona Notizia della salvezza tramite il suo sacrificio sulla croce, con il quale ha pagato per i peccati di ogni persona!

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