Il libro di Giosuè racconta della conquista del territorio di Canaan da parte degli Israeliti, di come essi si allontanassero da Dio e come Egli, quando veniva invocato, li liberasse puntualmente. Purtroppo queste liberazioni non erano durature a causa della continua ricaduta nel peccato da parte del popolo di Israele.
Dio aveva dato la terra agli Israeliti con un patto incondizionato. Ad Abramo aveva detto

«A te e alla tua discendenza dopo di te darò il paese dove abiti come straniero: tutto il paese di Canaan, in possesso perenne; e sarò il loro Dio»  (Genesi 17:8)

Ciò nonostante, il possesso della terra era condizionato: bisognava combattere per conquistarla. Essi dovettero combattere le battaglie e prendere possesso dei nuovi territori. E, come Giosuè ricordò loro nel suo ultimo discorso prima di morire, la loro ubbidienza alla Parola di Dio avrebbe determinato il possesso duraturo della terra.


Giosuè, il cui nome significa “Dio salva”, fu il successore di Mosè ed un gran condottiero. Nato schiavo in Egitto, aveva quarant’anni al tempo dell’esodo dal paese della schiavitù, ottanta quando ricevette il mandato come successore di Mosè e centodieci al momento della sua morte. A Cadesh-Barnea, fu uno dei dodici uomini che andarono in missione ad esplorare il paese di Canaan e uno degli unici due che ritornarono con un rapporto favorevole, nella piena fiducia che Dio avrebbe dato loro la terra. Fu un uomo di coraggio, che dipendeva da Dio, una guida, un uomo di fede,  caratterizzato da entusiasmo e fedeltà.

 

IL LIBRO DI GIOSUÈ IN BREVE

I primi cinque capitoli del libro ci descrivono la preparazione alla conquista della terra promessa. L’attraversamento del fiume Giordano, per entrare nella terra di Canaan, rappresentò il principale punto di svolta della fede degli Israeliti. Per miracolo di Dio, l'acqua che scorreva nel fiume si fermò, permettendo così al popolo di attraversarlo e raggiungere la terra promessa. Quasi quarant’anni prima, i figli di Israele avevano affrontato una situazione simile, attraversando il Mar Rosso mentre erano in fuga dall’Egitto, per nascondersi nel deserto del Sinai. Ma invadere la terra di Canaan attraversando il fiume Giordano richiese molta più fede, perché, se attraversare il Mar Rosso per loro aveva significato la salvezza dall'esercito egiziano,  attraversare il Giordano, invece, significava andare volontariamente a fronteggiare le popolazioni bellicose che occupavano il paese.


Nei capitoli da 6 a 12 leggiamo la storia della conquista del paese. Un passo importante fu la conquista di Gerico che venne espugnata seguendo gli ordini precisi dati da Dio. L'intera vicenda, che tra l'altro è davvero avvincente, dimostra ancora una volta che nulla è impossibile a Dio, persino far crollare una città fortificata senza utilizzare nemmeno un'arma.


Dal capitolo 13 al 22, troviamo la ripartizione delle terre conquistate, mentre negli ultimi due capitoli leggiamo le esortazioni di Giosuè al popolo che aveva guidato alla conquista del paese.

Non ci furono solo vittorie, ma anche disubbidienze e sconfitte. Il libro di Giosuè mostra che, ogni volta che gli Israeliti facevano affidamento sulle proprie forze anziché su Dio, i risultati erano disastrosi, come pure quando permettevano che il peccato entrasse nella loro vita. Questo scritto ci presenta la fedeltà di Dio, che diede ad Israele la terra promessa, ma anche il parziale fallimento di Israele, che non riuscì a prenderne possesso pienamente.

Il concetto chiave del libro di Giosuè non è la vittoria, bensì che è Dio che dà la vittoria. Infatti leggiamo quasi sul finale del libro:

«E il SIGNORE diede loro pace da ogni parte, come aveva giurato ai loro padri; nessuno di tutti i loro nemici poté resistere davanti a loro; il SIGNORE diede loro nelle mani tutti quei nemici. Di tutte le buone parole che il SIGNORE aveva dette alla casa d'Israele non una cadde a terra: tutte si compirono»  (Giosuè 21:44-45).

 

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Pubblicato in bibbia
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