Dell'origine di Naum si conosce poco, ad eccezione del fatto che fosse un “elcosita”, cioè nato o proveniente da Elkosh (1:1). Egli svolse la sua attività profetica tra il 663 e il 612 a.C. Nel 663 a.C., gli Assiri distrussero la città di Tebe in Egitto, come lo stesso Naum scrive al capitolo 3 del suo libro (3:8-10), mentre del 612 è la caduta di Ninive, evento predetto dal nostro profeta (versetto 7). Ne consegue che il libro fu redatto tra questi due avvenimenti. Dunque, Naum fu contemporaneo di Geremia, Abacuc e Sofonia, il quale predisse anch'egli la rovina di Ninive (Sofonia 2:13-15). Il nome Naum significa “compassionevole”, e si addice molto a questo profeta, in quanto egli per il suo popolo non ha parole di condanna, ma di conforto, anche se la sua predicazione sarebbe invece risultata una chiara condanna da parte di Dio nei confronti della città di Ninive, la capitale dell’impero assiro, fondata da Nimrod poco dopo il diluvio (come ci viene ricordato in Genesi 10:11-12). Ninive meritava il titolo di città sanguinaria (Naum 3:1); nelle loro iscrizioni, i re d’Assiria si vantavano delle loro guerre, delle loro conquiste e delle loro crudeltà: si dilettavano, dopo le vittorie, a tagliare le mani, i piedi, il naso e le orecchie ai prigionieri, trovavano piacere nel torturare le loro vittime in modo lento e crudele fino alla morte ed usavano costruire monumenti con pezzi di corpi mutilati. Intorno al 785 a.C., Dio aveva inviato Giona a Ninive nel tentativo di distoglierla dalla sua politica di brutali conquiste, ma sessant’anni dopo, gli eserciti assiri avevano ripreso le loro scorribande e avevano conquistato Israele. Al culmine del loro dominio, si presentò infine Naum con la sua profezia, chiamata da alcuni “il canto di morte di Ninive”. A circa vent’anni di distanza dalla predizione di Naum (612 a.C.), un esercito di Babilonesi e Medi cinse Ninive d’assedio: la devastazione fu tale che l’esistenza stessa della città sembrava essere stata un mito.

Per la sua forma, il libro di Naum può essere definito un poema. Si tratta di un cantico di trionfo che sottolinea poeticamente l'onnipotenza di Dio.Il testo è composto da tre capitoli e può essere suddiviso in due parti: il capitolo 1 descrive la maestà di Dio, i capitoli 2 e 3 contengono il giudizio su Ninive. Anche Giona era stato chiamato a profetizzare su Ninive e con lui il Signore aveva dato un avvertimento, mostrando la sua misericordia: infatti Giona predicò il ravvedimento che la città per un breve tempo accolse. Per mezzo di Naum invece, Dio fa vibrare una dichiarazione di condanna e annuncia il suo inevitabile giudizio. Il proposito di Dio questa volta non era mostrare la sua grazia, ma il castigo verso una nazione malvagia. Entrambi i profeti mostrano i modi in cui il Signore agisce: prima prolunga il tempo della grazia e poi punisce i peccati di coloro che non cambiano direzione.

Il messaggio è che Dio non vuole la morte del peccatore, ma la sua conversione. Però, se questi rifiuta ostinatamente di pentirsi, sarà abbandonato al giudizio. 

Questa profezia ci aiuta a capire il carattere di Dio. Per evitare che si consideri solo la sua grazia, e ci si dimentichi della sua giustizia, il profeta ci ricorda che Dio è un giudice giusto e, come tale, non può rimanere indifferente al peccato, altrimenti sarebbe in contraddizione con se stesso. In altre parole, il suo giudizio deriva dal suo carattere giusto, come la sua grazia deriva dal suo amore.

Certamente il Vangelo è l’espressione suprema della grazia di Dio, ma in nessun modo esso modifica i principi della giustizia divina, con la quale Egli governa il mondo. Dio ha sempre mostrato la sua grazia, cioè è sempre venuto incontro all’uomo con il suo favore, nonostante noi fossimo indegni, ma allo stesso tempo non è mai stato permissivo con il peccato. Ora, dato che Dio è immutabile, Egli è lo stesso ancora oggi. Come Naum fece conoscere ai Niniviti chi è Dio, così il Vangelo fa conoscere ad ogni uomo la sua grazia e la sua giustizia.Nella profezia di Naum, il Signore disse a Ninive per ben due volte: «Eccomi a te» (2:13; 3:5).

Come risponderete quando Dio si presenterà a voi? Verrà a voi come Giudice o come Salvatore?Il Nuovo Testamento ci insegna che, se Dio è per noi, nessuno potrà essere contro di noi (Romani 8:31), di conseguenza dobbiamo chiederci: se Dio è contro di noi, chi potrà difendere la nostra causa?Naum affermò una grande verità:

«Il SIGNORE è lento all'ira ed è molto potente, ma non lascia il colpevole impunito» (1:3).

Dio ci ha dato un Salvatore, il Signore Gesù Cristo. Ogni persona che accetta il suo sacrificio sulla croce, dove è morto per pagare per i nostri peccati, incontrerà Cristo come Salvatore, ma colui che lo respinge lo incontrerà come Giudice.Gesù offre a tutti noi, che siamo colpevoli davanti a Dio, la possibilità del perdono ed è l’unico e vero Salvatore. Ha preso su di sé la nostra condanna per darci la possibilità di fare pace con Dio.

Questo messaggio richiede una risposta. Voi che risposta volete dare?

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Pubblicato in bibbia
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