La narrazione che l'evangelista Marco fa vi sorprenderà sin dalle prime righe: vi calerà come in un film nella vita di Gesù cominciando dalla predicazione di Giovanni Battista al fiume e dal battesimo di Gesù stesso. Scritto sostanzialmente per i pagani e per coloro che non conoscevano usi e costumi del popolo ebraico, il testo è ricchissimo di commenti su luoghi, costumi e vocaboli, spiegazioni sui significati delle parole e le usanze ebraiche, e questo fatto rende le immagini ancora più concrete e tangibili davanti agli occhi del lettore. Inoltre l'autore insiste più sulle azioni di Gesù che sui suoi insegnamenti: anche se sono ricorrenti parole come “insegnare” e “predicare”, Marco riporta solo quattro parabole (al cap. 4), mentre racconta ben diciotto miracoli.

Tutto il Vangelo sembra tendere verso la passione di Cristo. Già al capitolo 2, notiamo l’inizio dell’opposizione da parte dei religiosi e dei politici. Al capitolo 3, verso 6 leggiamo:

«I farisei, usciti, tennero subito consiglio con gli erodiani contro di lui, per farlo morire.»

L’impressione che riceviamo, quando leggiamo Marco, è che egli ci racconti la storia di un uomo dinamico, sempre in movimento: Gesù ammaestra i discepoli e, nel frattempo, compie miracoli e dibatte con i religiosi mettendoli in seria difficoltà.

Una lettura attenta di questo Vangelo ci colpisce perché presenta un uomo che non nasconde la sua consapevolezza di essere una persona divina, mostra un’autorità assoluta in quello che dice e in quello che fa, ricevendo conferma dalla voce del Padre, proveniente dal cielo, in occasione del suo battesimo e della trasfigurazione. Gesù viene presentato come il servo di Dio, e l'autore esprime il concetto citando le parole del Signore:

«Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti»
(Marco 10:45).

Presenta un uomo che va diritto verso la condanna e la crocifissione, come se Egli stesso controllasse tutti gli eventi: è sorprendente notare come Gesù, per ben quattro volte, predica la sua morte e la sua resurrezione e come i discepoli non siano in grado di capire che quello che stava dicendo si sarebbe avverato di lì a poco. Gesù era più di un semplice uomo: Gesù era il Figlio di Dio venuto sulla terra per salvare l'umanità.

Vogliamo dire qualcosa di più sull'autore di questo vangelo. Chi era Marco?
Per ben otto volte, il Nuovo Testamento menziona un certo Giovanni, detto anche Marco (Atti degli Apostoli 12:25), la cui madre si chiamava Maria. Nella sua casa di Gerusalemme si riuniva la chiesa a pregare, come apprendiamo dal libro degli Atti degli Apostoli (12:12). Marco fu strettamente legato a tre figure di rilievo nel Nuovo Testamento: Barnaba, Paolo e Pietro.
Era cugino di Barnaba, come possiamo apprendere dalla Lettera ai Colossesi (l4:10). Di Barnaba sappiamo che era un ricco ebreo cipriota che, dopo la sua conversione, si distinse per aver donato agli apostoli tutto il ricavato della vendita di un campo (Atti 4:37).Barnaba fu uno dei primi missionari che il libro degli Atti presenta e Giovanni Marco collaborò a stretto contatto con lui nella sua opera missionaria.
La seconda figura di rilievo vicina a Marco fu l’apostolo Paolo. In un primo momento, Marco accompagnò Paolo e Barnaba nel loro primo viaggio missionario (Atti 13:5), e molti anni più tardi lo troviamo a fianco di Paolo come suo collaboratore (Colossesi 4:10, 2 Timoteo 4:11).
Con l’apostolo Pietro, Marco ebbe un forte legame e si può ipotizzare che il testo del Vangelo di Marco sia stata una stesura dei racconti di Pietro stesso.

 

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In questa sezione vorremmo presentare un quadro molto sintetico degli avvenimenti narrati nella Bibbia.

Dio, dopo aver creato l’universo, creò l’uomo e lo mise nel giardino di Eden.
L’uomo peccò, disubbidendo al suo Creatore e decadendo dalla posizione che Egli gli aveva conferito, ma Dio preannunciò un piano di redenzione per il genere umano.
Egli chiamò Abramo dal paese dei Caldei e lo condusse nella terra di Canaan, era attraverso la sua discendenza che sarebbe arrivato il Salvatore.
I discendenti di Abramo emigrarono in Egitto, dove divennero così numerosi da formare una nazione.
Costretti alla schiavitù dagli Egiziani, furono liberati da Mosè e condotti di nuovo nella terra che era stata promessa ad Abramo, il paese di Canaan. Israele, il popolo disceso da Abramo, fu per secoli governato da una monarchia, i cui re di spicco furono Davide e Salomone.
All’epoca di Roboamo, figlio di Salomone, il regno andò incontro ad una divisione. La parte settentrionale, chiamata Israele o regno del Nord, durò ancora duecento anni, fino a quando la popolazione fu deportata dagli Assiri, intorno al 721 a.C. La parte meridionale, chiamata Giuda, venne deportata anch’essa dai Babilonesi tra il 597 e il 586 a.C.
Nel 536 a.C. cominciò un rimpatrio degli esuli e l’entità nazionale fu ricostituita.
Il periodo dell’Antico Testamento si chiude con questi avvenimenti e, per quattrocento anni, Dio non parlò più al suo popolo per mezzo dei profeti che avevano accompagnato Israele durante tutte le sue vicende.
Trascorso questo periodo di silenzio, comparve un profeta, Giovanni Battista. Egli preparava la via al Messia annunciato in tutto l’Antico Testamento. Il piano di Dio in favore dell’uomo trovava il suo compimento con la venuta di Gesù.
Il Messia Gesù morì per i peccati dell’uomo e, alla sua resurrezione, diede ordine ai suoi discepoli di annunciare a tutte le nazioni la storia della sua vita e della sua opera di salvezza.
Gli Apostoli diffusero la Buona Notizia in tutto il mondo allora conosciuto.

L’intera Bibbia è fondata su Gesù e sulla sua promessa di vita eterna per coloro che credono in Lui.
Il Messia è al centro della storia biblica e al centro della storia dell’umanità. L’Antico Testamento preannuncia la sua venuta, i profeti avevano proclamato la sua nascita miracolosa, la sua vita sulla terra, la sua morte espiatoria, la sua resurrezione corporale. il Nuovo Testamento ce ne descrive i dettagli, proiettandoci nel futuro del suo ritorno.


«Queste cose sono state scritte affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e affinché credendo abbiate vita nel suo nome» (Giovanni 20:31).


Dunque era necessario che tutto ciò fosse scritto, affinché potessimo leggere e conoscere le immutabili promesse di Dio.

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