Come abbiamo già detto nell'introduzione, la Lettera agli Ebrei è un condensato di informazioni su Gesù e sul significato della sua venuta sulla terra.

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Il libro delle Lamentazioni è il secondo scritto biblico di Geremia, che probabilmente fu composto nei tre mesi trascorsi fra l’incendio di Gerusalemme, ad opera delle truppe babilonesi, e la partenza per l’Egitto di coloro che erano rimasti (Geremia 31:2; 41:1, 43:7). Siamo intorno all’anno 585 a. C.

Geremia iniziò a profetizzare durante il regno di Giosia, cioè il re che guidò l’ultimo risveglio spirituale di Giuda,periodo in cui molti cuori furono toccati, ma che, purtroppo, nel complesso si rivelò solo un movimento superficiale. Giosia andò incontro ad una morte prematura in una battaglia che non avrebbe dovuto essere combattuta contro il faraone egiziano. Geremia, continuò il suo ministero profetico durante i regni dei quattro malvagi re che succedettero a Giosia: Ioacaz, Ioiachim, Ioiachin e Sedechia, l’ultimo re di Giuda.

Il messaggio che Dio rivelò negli anni a Geremia fu veramente duro: si trovò a dover annunciare la distruzione di Gerusalemme e ordinare al popolo di arrendersi al nemico Nabucodonosor, se voleva salvarsi. Della distruzione della città e degli orrori dell'assedio egli fu testimone diretto.

L’ultimo capitolo del libro di Geremia dovrebbe essere letto come un'introduzione al libro delle Lamentazioni, che è composto da 5 poemi che parlano della distruzione, del giudizio e del dolore di Dio e si concludono tutti con una preghiera, tranne il quarto.

Al capitolo 1 è descritta la desolazione di Gerusalemme. Il profeta piange sulla miseria della città che paga le conseguenze del peccato.
Nel capitolo 2 viene spiegato che la rovina della città è avvenuta a causa dell’ira di Dio (vv. 1-3). Il concetto che il Signore è un Dio d’amore, ma anche di giustizia e santità è presentato ed illustrato a più riprese in tutta la Bibbia.
Al capitolo 3 si arriva al cuore di Dio. Il profeta comprende la disciplina del Signore e si abbandona alla sua compassione e alla sua fedeltà. Egli sa che l’ira di Dio è per un periodo (v. 31), è mitigata dalla compassione e dalla bontà (v. 32), si manifesta solo quando egli vi è costretto (v. 33).
Il punto di rilievo del libro è costituito dai vv. 21-40  di questo capitolo 3, che invitiamo a leggere nell'approfondimento L'amore e la giustizia.
Segue il capitolo 4, dove viene rimarcata la punizione divina (ad esempio, v. 13). I giorni del benessere sono confrontati con quelli orribili della carestia e vengono rievocati gli orrori e le sofferenze dell'assedio.
Nell’ultimo lamento, al capitolo 5, Geremia supplica il Signore a nome di tutta la sua comunità (cfr. v. 1 e v. 21). Ancora una volta il profeta si identifica con il popolo e quindi, in realtà, è come se fosse la nazione che implora Dio di ricordarsi di essa e di salvarla, concludendo con un grido di disperazione.

Lamentazioni è un libro attuale. Le sue parole fanno intravedere anche la nostra situazione spirituale: siamo impregnati di peccato, esso è presente in tutte le pieghe della nostra esistenza (1:9); abbiamo un disperato bisogno di aiuto e lo cerchiamo dappertutto tranne che in Dio (1:19).

Lamentazioni ha la risposta a questo problema:

«Il SIGNORE è buono con quelli che sperano in lui, con chi lo cerca.»


E Dio si lascia trovare, all'epoca di Geremia come oggi.

 

25 lamentazioni

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15 esdra

Esdra era un discendente di Aaronne, e apparteneva quindi alla linea sacerdotale. Se a Gerusalemme ci fosse stato ancora un tempio, probabilmente Esdra vi avrebbe servito come sacerdote, ma il tempio era stato bruciato e distrutto e il popolo si trovava in esilio a Babilonia. Era uno scriba, cioè un esperto della legge di Mosè; non potendo svolgere il servizio di sacerdote, impiegava il suo tempo per studiare la Parola di Dio e, al momento del ritorno degli Ebrei dall'esilio babilonese, fu in grado di servirsi di quanto aveva imparato nei suoi studi. Fu un grande riformatore che riuscì a fortificare il popolo rivalutando l’importanza delle Sacre Scritture (vedi libro di Neemia, capitolo 8).

Aveva capito che quei rotoli, che qualche sacerdote aveva portato con sé durante l’esilio, contenevano parole di portata eterna, principi divini che spiegavano il vero senso della vita. Perciò si dedicò con tutto il cuore allo studio della Parola di Dio. Non fu sicuramente facile per lui, come non è facile per noi dedicarci allo studio in modo serio e diligente, ma ci mise tutto il suo cuore!
Non solo si dedicò allo studio, ma anche alla pratica di ciò che aveva compreso. Perché è la pratica che fa la differenza!
Esdra si spinse oltre, dedicandosi anche ad insegnare ad altri quello che aveva imparato. Capiva che era estremamente importante trasmettere le verità che ricavava dalle Scritture, alla nuova generazione, che, altrimenti, si sarebbe privata degli insegnamenti essenziali per una vita soddisfacente e per realizzare il progetto di Dio.
Il tema del libro di Esdra è infatti la Parola di Dio, le parole chiave si trovano in 9:4 e 10:3:

«tremavano alle parole del Dio d'Israele.»

La storia narrata non è altro che il compimento della profezia di Geremia: Dio, attraverso la voce del suo profeta, non solo aveva preannunciato che gli Ebrei sarebbero tornati dall’esilio, ma aveva detto anche che ciò sarebbe avvenuto dopo 70 anni (Geremia 25:11-12; 29:10).


Il libro di Esdra può essere suddiviso principalmente in due parti: il ritorno di circa cinquantamila prigionieri da Babilonia, guidati da Zorobabele, nei primi sei capitoli, e la storia di Esdra nei capitoli dal 7 al 10. Il re di Persia, Artaserse, riconosciuta la saggezza di Esdra (7:25), gli aveva affidato l’incarico di tornare a Gerusalemme con gli utensili per il servizio nel tempio e informarsi sulle condizioni di vita degli Ebrei già rientrati nel paese circa ottant'anni prima. Egli non chiese al re una scorta armata per difendere gli Israeliti dal nemico durante il viaggio (capitolo 8), perché la considerava una mancanza di fede verso Dio. Così, dopo aver pregato per la protezione durante il viaggio, Esdra e il gruppo degli esuli che lo seguiva si misero in cammino. Al suo arrivo a Gerusalemme, egli venne a sapere che il popolo aveva trasgredito la legge e molti avevano sposato donne pagane, lasciandosi trascinare nei loro riti. Esdra, allora, intervenne con molta energia: la sua commovente confessione davanti a Dio a nome del suo popolo, riportata al capitolo 9, suscitò il sincero pentimento nella comunità e si riuscì a ristabilire un certo ordine nel popolo.

 

15 esdra

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