Il libro di cui ci occuperemo ora è un testo che ci costringe a riflettere. Il suo autore pone domande senza far seguire una risposta immediata, interrogandosi sul significato della vita, sulla felicità.

Il termine “Ecclesiaste” deriva dal titolo utilizzato dalla versione greca dell'Antico Testamento, detta dei Settanta, e traduce l’ebraico “Qoelet”, che vuol dire “insegnante” o “predicatore”. Si tratta di un vero e proprio sermone, nel quale lo scrittore riflette sulla vita, chiedendosi se l’uomo tragga un reale profitto da tutta la sua fatica (1:3).
L’Ecclesiaste pare riflettere l’esperienza di Salomone che scrive in età ormai avanzata. Il suo nome non viene citato, ma le allusioni alla sapienza, ai piaceri, alle costruzioni, alle ricchezze, alle donne sembrerebbero riferirsi a lui: è netta l'impressione che egli voglia come tracciare un bilancio della sua vita e, al tempo stesso, esprimere una valutazione della vita in generale.
Si tratta, come si è detto, di un sermone scritto, sul tema «Tutto è vanità».

Per lo scrittore, l’espressione «vanità» designa ciò che è inutile, che non ha valore nel tempo, che sfocia in una sensazione di insoddisfazione.
In un mondo dove tutto passa e nulla riesce a soddisfare veramente, l’autore si propone di rispondere al seguente interrogativo: qual è il senso della vita?
Il melanconico ritornello «Vanità delle vanità, tutto è vanità», non è la sua sentenza sulla vita in generale, ma solo sull’errato atteggiamento dell’uomo che considera il mondo come fine a se stesso e fa dei piaceri lo scopo unico della sua vita.

L’Ecclesiaste intende eliminare prima di tutto le false speranze che dominano nella mente degli uomini e condurli a riflettere su ciò che veramente vale.
La risposta alla domanda «Che cosa c'è di buono da compiere per l’uomo in un mondo dove tutto è vanità?» viene riassunta con: mangiare, bere, godere, eseguendo con impegno tutto quello che le tue mani trovano da fare e sopra ogni cosa temendo Dio, tenendo gli occhi fissi sul giorno del giudizio finale. L'autore non aveva dubbi circa l’esistenza di Dio e della sua giustizia. Dio viene menzionato almeno 40 volte in questo libro, e il predicatore è certo del giudizio divino (3:17, 11:9, 12:14).
Allora notiamo che, dietro la disperazione dell’Ecclesiaste, traspare incessantemente la presenza del Creatore al quale tutti dovranno rendere conto (3:11,17).
L’ idea assillante della morte come fine di tutte le cose può essere allontanata solo dal pensiero di Dio, dell’eternità e della retribuzione finale di tutte le azioni commesse su questa terra.
Nel profondo della sua anima, in realtà, l’uomo nutre un profondo desiderio delle cose eterne.
A conclusione del suo discorso, l'autore assicura che temere Dio e osservare i suoi comandamenti per l’uomo è tutto. Si legge infatti al capitolo 12, versetti 15-16:


«Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso: “Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l'uomo.” Dio infatti farà venire in giudizio ogni opera, tutto ciò che è occulto, sia bene, sia male.»


L'Ecclesiaste non dice «ascoltate», ma: «ascoltiamo», perché egli stesso vuole ascoltare da Dio ciò che predica agli altri.

Sull'Ecclesiaste, J. Packer scrive nel suo libro «Conoscere Dio»: «Considerate - dice l’Ecclesiaste - il tipo di mondo in cui viviamo … osservate la trama della vita, stabilita da cicli della natura ricorrenti e senza scopo (1:4 ss.). Vedete il suo schema fissato dai tempi e dalle circostanze, su cui non avete alcun potere (3:1; 9:11 ss.). Vedete ... arrivare la morte per tutti … senza relazione alcuna con una ricompensa o una punizione (7:15; 8:8). Gli uomini muoiono come bestie (3:19 s.) sia i buoni che i malvagi, sia i saggi che gli stolti (2:14, 17; 9:2 s.). Vedete il male che imperversa (3:16; 4:1; 5:8; 8:11; 9:3), i mascalzoni che vanno avanti, mentre gli onesti no (8:14). Considerando tutto questo, vi rendete conto che la disposizione degli eventi da parte di Dio è imperscrutabile, vi sforzate di capire, ma non ci riuscite (3:11, 7:13 s.; 8:17; 11:15) … Che cos'è dunque la vera sapienza? Temi Dio e osserva i suoi comandamenti (12:15), confida in Lui e ubbidisci, abbi timore di Lui, adoralo, sii umile davanti a Lui; quando preghi, non dire mai più di quel che ti proponi e vuoi mantenere (5:1-7), fa' il bene (3:12), ricordati che un giorno Dio ti chiederà conto, (11:9; 12:14), perciò evita, anche in segreto, quelle cose di cui potresti vergognarti quando saranno messe in luce al tribunale di Dio (12:14). Vivi nel presente e godilo intensamente (7:14; 9:7 s., 11:9 s.); i piaceri attuali rappresentano i buoni doni di Dio ... Ricerca la grazia di poter lavorare intensamente a qualunque cosa la vita ti chiami a fare (2:24, 3.12 s.; 5:18 s. 8:15). Lascia i frutti nelle mani di Dio; che sia Lui a misurare il valore ultimo, la tua parte sta nell'adoperare tutto il buon senso e l'inventiva di cui disponi per sfruttare le occasioni che ti si presentano (11:1-6).»

 

21 ecclesiaste

Pubblicato in bibbia
IMPORTANTE! QUESTO SITO UTILIZZA I COOKIE E TECNOLOGIE SIMILI
Questo Sito utilizza cookie di profilazione di altri siti per inviarti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi sapere di più o negare il consenso a tutti o alcuni cookie clicca qui. Se accedi ad un qualunque elemento sottostante o chiudi questo banner, acconsenti all'uso dei cookie. Per saperne di piu'