Primo e Secondo libro dei Re

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Sebbene l'autore sia sconosciuto, sappiamo che i due libri dei Re sono stati scritti prima della distruzione del primo tempio. La tradizione attribuisce l'opera a Geremia, mentre alcune scuole moderne ai "profeti" in modo generico.

Il tema di questi due libri dei Re si trova nell'espressione che ricorre nove volte in 1 Re:

«Come Davide suo padre.»

In altre parole, noi stiamo seguendo la linea di discendenza reale di Davide, e ciascun re fu valutato sul modello da lui costituito. Quello di Davide era un modello umano e non sempre tanto elevato, eppure vediamo che molti re non riuscirono a raggiungerlo. Nonostante gli esempi positivi dati da alcuni sovrani, questa parte della Scrittura, nel complesso, descrive il declino e il fallimento del regno di Israele: infatti in 1 Re troviamo la storia della divisione del regno e in 2 Re quella del suo collasso.

1 e 2 Re sono, in realtà, la continuazione del racconto cominciato in 1 e 2 Samuele. Questi quattro libri possono essere considerati come un tutt'uno, in quanto tracciano la storia della nazione di Israele dal tempo della sua grande espansione, influenza e prosperità sotto Davide e Salomone fino alla divisione, alla cattività, all'esilio delle popolazione di entrambi i regni (regno del Nord, o regno di Israele, e regno del Sud, o regno di Giuda).

I libri dei Re mostrano la penetrazione dell'idolatria nel regno di Israele, ma anche come Dio non mancasse di far conoscere il suo volere al suo popolo. Con la forza di un ciclone, il profeta Elia arrivò improvvisamente sulla scena del regno di Acab e mise alla prova i profeti del dio pagano Baal: ottocento profeti invocavano il loro dio, ma non accadde niente. Quando Elia pregò Dio, invece, ecco che si manifestò un fuoco dal cielo che bruciò l'olocausto preparato sull'altare e completamente bagnato. Dio è ancora oggi pronto a rispondere a chi lo invoca.

Il secondo libro dei Re si apre con il rapimento in cielo di Elia da parte del Signore e l'investitura come profeta del suo discepolo Eliseo, che compì diverse opere potenti e parlò per conto del Signore. La sua storia si intreccia con quella di diverse persone, forse la più importante e significativa è quella di Naaman. Capitano dell'esercito siro, era un uomo valoroso ed onorato, che purtroppo aveva contratto la lebbra: tramite una sua serva ebrea venne a sapere dell'esistenza di Eliseo e lo mandò a chiamare. Convinto che il profeta si sarebbe presentato al suo cospetto, vide invece arrivare un servitore che gli recapitava questo messaggio: «Tuffati sette volte nel Giordano e sarai guarito.» Naaman dovette spogliarsi del suo orgoglio e fare il semplice gesto di ubbidire alla parola del profeta, e fu completamente guarito.

Poco dopo salì al trono il re Ioas, ricordato per il desiderio profondo di restaurare il tempio. Ma, nonostante spiritualmente il popolo si fosse risollevato durante il suo regno, tutto ciò fu solo transitorio e Israele ricominciò a decadere anche politicamente, tant'è che in breve tempo il popolo fu deportato in cattività. È una storia tragica: il popolo eletto, che doveva essere una luce per tutti i popoli, per un periodo di circa duecento anni sprofondò sempre più nell’infedeltà e nella degradazione morale finché cadde sotto il giudizio di Dio e fu deportato dai nemici assiro-babilonesi. Il regno del Nord fu distrutto, ma la sua esperienza non servì a quello del Sud, che finì con il commettere gli stessi errori.

Fra i re che si susseguirono, praticamente nessuno dimostrò timor di Dio. Una eccezione a quella escalation di malgoverno fu costituita da Giosia: durante i lavori di restauro del tempio, egli ritrovò i rotoli della legge e, leggendoli, si rese conto di quanto sia lui stesso che il popolo fossero mancanti davanti a Dio. Fu la lettura della Parola di Dio, che a quel tempo consisteva soltanto nel pentateuco, che produsse il ravvedimento. Ma, sebbene sotto il regno di Giosia sembrasse che la situazione potesse prendere una piega diversa, i re successivi si rivelarono pessimi e Dio arrivò a non tollerare più l'iniquità del popolo. Usò la nascente Babilonia per fare imprigionare e portare lontano una parte del popolo dalla terra che Lui stesso gli aveva assegnato, ma nonostante ciò, la rimanenza della popolazione non si pentì e indurì il suo cuore. A quel punto, Nabucodonosor rase al suolo la città di Gerusalemme, distrusse il tempio e lo saccheggiò.

 

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