«I Dieci Comandamenti» non è solo il titolo del celeberrimo film interpretato da Charlton Heston. Il Decalogo ha costituito la base della cultura e della legge di centinaia di popoli, e molte persone sperano di andare in Paradiso cercando di metterlo in pratica.

Chi non ha mai sentito la vecchia storia che la Bibbia è piena di errori e contraddizioni? In effetti è stata ripetuta così tante volte che molti di noi pensano che questo sia vero senza preoccuparsi di verificarlo. Dopotutto, non è possibile che così tanti siano nell’errore, vero?

Ci sono tre posizioni che una persona può prendere nei riguardi dell’esistenza di Dio:

La risposta è semplice: “Nessuno ha creato Dio!”. Dio è eterno ed è sempre esistito.
Quando diciamo che ogni effetto ha una causa, ci riferiamo all’universo fisico. Ma Dio è Spirito, il suo regno è al di fuori di quello fisico perciò Egli non è soggetto alle leggi della fisica.

Il professore salutò la sua classe con una richiesta insolita: “Chiunque sia un cristiano, si alzi in piedi”, disse. Solo un gruppetto di studenti si alzò dalle loro sedie, guardandosi timidamente l’un l’altro e chiedendosi il perché di quella domanda. “Quanti di voi hanno mai visto Dio”? Chiese il professore. Ci fu assoluto silenzio...

17 ester

Gli eventi narrati nel libro di Ester si collocano cronologicamente tra il libro di Esdra e quello di Neemia.

L’autore del libro è sconosciuto, così come la data di stesura, anche se possiamo desumere che sia stata scritta dopo il 465 a.C. (anno di morte del re Assuero, identificato con Serse I, monarca persiano di cui si parla nel racconto). Lo scrittore era un buon conoscitore dei costumi di corte e della situazione storica del V secolo, dunque oltre ad aver vissuto in Persia, deve essere stato un testimone oculare di quanto racconta. Ciro, il fondatore dell’impero persiano, ben noto per il suo atteggiamento generoso nei confronti dei popoli conquistati, dopo aver conquistato Babilonia nel 539 a.C, permise agli Ebrei di ritornare a Gerusalemme.

La storia racconta di Aman, potente principe alla corte del re Assuero, e del suo malvagio proposito di distruggere tutti gli Ebrei viventi sul territorio persiano, per vendicarsi di Mardocheo, un ebreo che aveva rifiutato di prostrarsi al suo passaggio.

In una tale crisi, era necessario un intervento provvidenziale, che arrivò per mezzo di Ester, una giovane ebrea scelta dal re quale regina e che era nipote di Mardocheo, il quale l'aveva adottata come figlia e cresciuta sotto la sua tutela. Benché Dio non venga mai nominato direttamente, l'intero libro è completamente permeato della sua divina provvidenza.

Il re Assuero, dopo aver bevuto abbondantemente in uno dei suoi banchetti, ordinò che la regina Vasti si presentasse agli ospiti per mostrare la sua bellezza. La regina rifiutò l’invito scatenando l’ira del re che, su consiglio dei cortigiani, ne ordinò la deposizione. Per sostituirla fece cercare nel suo regno una giovane di grande bellezza e, tra le ragazze selezionate, fu scelta Ester.

La scelta arrivò proprio in un momento critico per gli Ebrei, quello del complotto di Aman.

Usando come pretesto le leggi e le usanze particolari degli Ebrei, Aman aveva ottenuto di pubblicare, a nome del re Assuero, un decreto che autorizzava l’uccisione di tutti gli Ebrei e il saccheggio dei loro beni in una data ben precisa.

Mardocheo, allora, sollecitò Ester a intervenire in favore del suo popolo.

In precedenza, egli aveva sventato una congiura ai danni del re. I due cospiratori, dopo le opportune indagini e verifiche dei fatti, erano stati giustiziati, l’episodio registrato, ma l’azione di Mardocheo era poi finita nel dimenticatoio.

Nella notte decisiva della storia raccontata nel libro di Ester, il re, che non riusciva a prendere sonno, ordinò che gli si leggesse il libro delle Memorie. In tal modo, venne a sapere che il servizio resogli da Mardocheo non era mai stato ricompensato. Il re allora dispose che egli ricevesse una ricompensa pubblica e, per suo ordine, Mardocheo attraversò le vie della città vestito con abiti regali, sul cavallo del re e preceduto dalla persona più importante della corte: Aman.

Mediante una serie di imprevedibili circostanze, alla fine, Aman fu vittima del suo stesso complotto. Ester comunicò al re il piano malvagio del suo dignitario e, siccome non era possibile abrogare l’editto con il quale si ordinava la distruzione degli Ebrei, la regina ottenne che essi potessero difendersi dall’attacco dei loro nemici.

Il popolo ebraico fu salvo e Mardocheo ricevette la più alta carica dello stato dopo il re, al posto di Aman. Tale miracoloso capovolgimento di una situazione disperata fu celebrato in tutto l’impero persiano, ed è ancora oggi ricordato ogni anno dagli Ebrei in ogni parte del mondo, con una festa chiamata Purim.

Non sappiamo come e quando morì la regina Ester, ma è certo che le circostanze della sua vita contribuirono alla sopravvivenza del suo popolo.

Con il libro di Ester si conclude la parte storica dell’Antico Testamento.

 

17 ester

“Sono stata educata a credere in Dio.. ma frequentando le scuole superiori ho iniziato a farmi domande su quello che mi avevano insegnato in chiesa. Ho comunicato i miei dubbi al prete senza ricevere tuttavia risposte in grado di soddisfarmi. Mi disse soltanto che dovevo avere fede e che era sbagliato e peccato da parte mia avere dei dubbi. Così ho represso le mie domande per molti anni...

16 neemia

Questo testo appartiene al gruppo dei libri storici dell'Antico Testamento e costituisce il proseguimento del libro di Esdra.
I libri di Esdra e Neemia sono strettamente collegati: mentre il primo racconta soprattutto la ricostruzione del tempio in seguito all’editto di Ciro, il secondo riporta la storia della ricostruzione delle mura di Gerusalemme, conformemente al decreto di Artaserse, re di Persia. Le parole chiave del libro sono “riedificazione” e “preghiera”. L'intero libro è ricchissimo di preghiere: ogni momento per Neemia era buono per elevare una preghiera a Dio ed è un ottimo esempio di come la fede ci porti a confidare totalmente e costantemente nell'aiuto divino in ogni circostanza.

Si pensa che l’autore sia lo stesso Neemia, infatti la narrazione si svolge in prima persona ed è ricca di annotazioni personali, memorie e preghiere che mettono a nudo il pensiero e i sentimenti dell’autore.
La redazione del testo può essere collocata intorno alla seconda metà del V secolo a.C.

Il contesto storico nel quale Neemia si trovò ad operare era abbastanza particolare: dopo la conquista di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor nel 597 a.C., parecchie migliaia di Israeliti erano stati deportati a Babilonia e in altre città della Mesopotamia. L’impero babilonese crollò definitivamente, ad opera dei Persiani, nel 539 a.C. Il re persiano Ciro si dimostrò indulgente verso i popoli sottomessi e gli Ebrei, che con il precedente regime erano stati costretti a lasciare la propria terra, poterono tornare in patria.
Zorobabele, discendente del re Davide, guidò il primo gruppo di Ebrei a Gerusalemme e diede inizio alla costruzione del tempio.
Circa sessant'anni dopo la costruzione del tempio, per ordine del re Artaserse, un secondo gruppo tornò sotto la guida di Esdra, uno scriba esperto nelle Sacre Scritture. L’incarico affidato a Esdra era di trasportare a Gerusalemme gli utensili per il servizio nel tempio e informarsi sulle condizioni di vita degli Ebrei già rientrati nel paese all’epoca di Zorobabele.
Dodici anni dopo la spedizione di Esdra, Neemia ricevette il permesso da Artaserse di recarsi a Gerusalemme per ricostruirne le mura.
Nel lungo periodo che intercorse tra il primo e il secondo rimpatrio, una giovane ebrea, Ester, divenne regina di Persia, perché fu scelta come moglie dal re Assuero, più conosciuto come Serse.
È probabile che Ester fosse ancora viva ed influente a palazzo, quando sia Esdra che Neemia si recarono a Gerusalemme.
In qualche modo, la presenza di una regina ebrea alla corte di Persia, portò un contributo per sensibilizzare il regno persiano alla causa di Israele.


Neemia era coppiere del re Artaserse, una mansione di fiducia che gli permetteva di stare quotidianamente alla presenza del sovrano, verificando che il vino che gli veniva servito non fosse avvelenato.
Un giorno, il re notò la tristezza sul volto di Neemia e gliene chiese la ragione. Dopo una silenziosa e breve preghiera rivolta al suo Dio, Neemia rispose che Gerusalemme, la città dei suoi antenati, era in rovina e che lui desiderava andare a ricostruirne le mura. Il re gli accordò il permesso, gli diede una scorta di cavalli, lettere di presentazione per i governatori dei vari distretti che doveva attraversare e lo nominò governatore della Giudea.
Investito da tale carica, una volta arrivato a Gerusalemme si diede subito da fare per l’opera di ricostruzione. I notabili ebrei s’impegnarono a costruire ognuno una parte delle mura.
Neemia venne accusato di ribellione contro il re di Persia, ma quelle false accuse crollarono presto.
Le mura vennero ultimate dopo 52 giorni, circa settant'anni dopo la costruzione del tempio. In seguito, un decimo della popolazione si trasferì in città per viverci e furono organizzati il governo ed i servizi del tempio.
Neemia si dedicò all’insegnamento delle Sacre Scritture e la sua opera fece sorgere un forte senso di pentimento tra il popolo, provocando un grande risveglio spirituale.
Al capitolo 9 leggiamo la confessione dei peccati che il popolo fece davanti a Dio, seguita dalla preghiera dei Leviti che metteva in risalto la grazia costante di Dio verso il suo popolo. A seguito di tutto ciò, il popolo rinnovò solennemente il patto con Dio.

Dopo aver governato Giuda per 12 anni, Neemia tornò in Persia. Ottenuto un nuovo permesso, ritornò a Gerusalemme per continuare la sua opera di ricostruzione. Questa volta si trattò più di una restaurazione di carattere morale, per insegnare al popolo ad abbandonare le infedeltà e ricominciare invece ad osservare la Parola di Dio. Infatti, durante la sua assenza, tra il primo e il secondo mandato come governatore, erano sorti dei forti disordini tra il popolo. Al suo ritorno Neemia punì i colpevoli e ristabilì il culto nel tempio di Gerusalemme.
Nulla sappiamo sulla fine dei suoi giorni, probabilmente ricoprì fino alla morte la carica di governatore della Giudea.

 

16 neemia

15 esdra

Esdra era un discendente di Aaronne, e apparteneva quindi alla linea sacerdotale. Se a Gerusalemme ci fosse stato ancora un tempio, probabilmente Esdra vi avrebbe servito come sacerdote, ma il tempio era stato bruciato e distrutto e il popolo si trovava in esilio a Babilonia. Era uno scriba, cioè un esperto della legge di Mosè; non potendo svolgere il servizio di sacerdote, impiegava il suo tempo per studiare la Parola di Dio e, al momento del ritorno degli Ebrei dall'esilio babilonese, fu in grado di servirsi di quanto aveva imparato nei suoi studi. Fu un grande riformatore che riuscì a fortificare il popolo rivalutando l’importanza delle Sacre Scritture (vedi libro di Neemia, capitolo 8).

Aveva capito che quei rotoli, che qualche sacerdote aveva portato con sé durante l’esilio, contenevano parole di portata eterna, principi divini che spiegavano il vero senso della vita. Perciò si dedicò con tutto il cuore allo studio della Parola di Dio. Non fu sicuramente facile per lui, come non è facile per noi dedicarci allo studio in modo serio e diligente, ma ci mise tutto il suo cuore!
Non solo si dedicò allo studio, ma anche alla pratica di ciò che aveva compreso. Perché è la pratica che fa la differenza!
Esdra si spinse oltre, dedicandosi anche ad insegnare ad altri quello che aveva imparato. Capiva che era estremamente importante trasmettere le verità che ricavava dalle Scritture, alla nuova generazione, che, altrimenti, si sarebbe privata degli insegnamenti essenziali per una vita soddisfacente e per realizzare il progetto di Dio.
Il tema del libro di Esdra è infatti la Parola di Dio, le parole chiave si trovano in 9:4 e 10:3:

«tremavano alle parole del Dio d'Israele.»

La storia narrata non è altro che il compimento della profezia di Geremia: Dio, attraverso la voce del suo profeta, non solo aveva preannunciato che gli Ebrei sarebbero tornati dall’esilio, ma aveva detto anche che ciò sarebbe avvenuto dopo 70 anni (Geremia 25:11-12; 29:10).


Il libro di Esdra può essere suddiviso principalmente in due parti: il ritorno di circa cinquantamila prigionieri da Babilonia, guidati da Zorobabele, nei primi sei capitoli, e la storia di Esdra nei capitoli dal 7 al 10. Il re di Persia, Artaserse, riconosciuta la saggezza di Esdra (7:25), gli aveva affidato l’incarico di tornare a Gerusalemme con gli utensili per il servizio nel tempio e informarsi sulle condizioni di vita degli Ebrei già rientrati nel paese circa ottant'anni prima. Egli non chiese al re una scorta armata per difendere gli Israeliti dal nemico durante il viaggio (capitolo 8), perché la considerava una mancanza di fede verso Dio. Così, dopo aver pregato per la protezione durante il viaggio, Esdra e il gruppo degli esuli che lo seguiva si misero in cammino. Al suo arrivo a Gerusalemme, egli venne a sapere che il popolo aveva trasgredito la legge e molti avevano sposato donne pagane, lasciandosi trascinare nei loro riti. Esdra, allora, intervenne con molta energia: la sua commovente confessione davanti a Dio a nome del suo popolo, riportata al capitolo 9, suscitò il sincero pentimento nella comunità e si riuscì a ristabilire un certo ordine nel popolo.

 

15 esdra

Nelle Cronache i fatti descritti nei libri di Samuele e dei Re vengono raccontati con maggiori dettagli e Dio, come ispiratore della Sacra Scrittura, enfatizza dei particolari che considera importanti.

Nei libri delle Cronache, la storia che va Da davide alla deportazione a Babilonia è vista sotto un nuovo punto di vista: nei libri dei Re, il centro era il palazzo reale, nelle Cronache, invece, il centro è il tempio. I libri dei Re riportano la storia politica della nazione, mentre quelli delle Cronache ne riportano la storia sotto un profilo più legato alla religione.
È probabile che le Cronache siano state scritte da Esdra, in quanto presentano una sorprendente somiglianza di stile e di linguaggio col libro che porta il suo stesso nome.

Nel primo libro delle Cronache troviamo lunghe tavole geneaoliche per i primi 9 capitoli, poi l'accento si sposta sulla storia di Davide e sul suo desiderio di realizzare il tempio.

I primi nove capitoli del secondo libro sono dedicati al regno di Salomone, alla cui morte salì al trono il figlio Roboamo. Fu la stupidità di Roboamo a causare la divisione del regno israelita, che si divise in regno del Nord (chiamato anche Israele e composto da dieci delle dodici tribù) e regno del Sud (chiamato anche Giuda e formato essenzialmente dalle due tribù di Giuda e Beniamino).
Dio mette l'enfasi sul regno di Giuda, perché da Davide, appartenente a questa tribù, possiamo tracciare l'intera linea genealogica che porta a Gesù Cristo.
In questa parte della storia nazionale, troviamo cinque periodi di “risveglio” della nazione, sui quali le Cronache si soffermano: come abbiamo già detto la storia è presentata focalizzando sull'aspetto religioso, e viene messo in risalto come Dio interviene con decisione sulla situazione del popolo.
Nabucodonosor diventa l'artefice del giudizio di Dio su Israele e la deportazione durerà 70 anni. Il secondo libro delle Cronache si chiude con un colpo di scena: un re persiano, Ciro, riconosce la sovranità di Dio, con un editto fa proclamare per tutto il regno che Dio stesso gli ha detto di ricostruirgli il tempio e mette in condizione coloro che appartenevano al regno di Israele e di Giuda di ritornare alle loro terre.

 

13 primocronache

 

14 secondocronache

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