20 proverbi

Questo testo è stato definito una delle migliori guide che un giovane possa seguire.
È composto da 31 capitoli, se ne può dunque leggere uno per ogni giorno del mese.
Mentre i Salmi ci guidano alla preghiera e all’adorazione, i Proverbi ci orientano nella condotta quotidiana.
Questo libro è diviso in cinque parti: le prime due portano il titolo di «Proverbi di Salomone» (1-9; 10-24). La terza parte è indicata col titolo «Proverbi di Salomone trascritti dagli uomini di Ezechia» (25-29). La quarta parte è intitotolata «Parole di Agur» (30) e la quinta «Parole di Lemuel» (31).
Dunque, Salomone è l’autore principale di questa opera.
Il re Salomone ereditò da Davide, suo padre, un regno popoloso ed esteso. Riconoscendosi incapace di assumersi una tale responsabilità, pregò il Signore (1 Re 3:7-9), facendo una richiesta particolare:

«Da' al tuo servo un cuore intelligente».

 
La richiesta di Salomone trovò favore davanti a Dio, che la esaudì oltre ogni aspettativa: oltre alla saggezza che desiderava, il Signore gli diede ricchezza e potenza.
La cultura di Salomone era tale che era ritenuto un prodigio, e molti re affrontavano lunghi viaggi per ascoltarlo di persona.
Purtroppo, negli ultimi anni della sua vita si allontanò dai buoni insegnamenti che Dio gli aveva dato e con cui aveva governato il suo popolo.
Nel primo libro dei Re, al capitolo 11, troviamo il racconto della triste fine della sua vita.

Torniamo al nostro testo. La parola ebraica "mashal", usata qui per proverbio, viene da un verbo che significa “governare” o “avere dominio”, è interessante notare la forza e l'influenza che i proverbi hanno sugli uomini.
Che cos’è un proverbio? È un detto saggio condensato in poche parole.
Una forma così breve ha dei vantaggi: rende veloce la memorizzazione e si può facilmente ricordare.

Il contenuto dell’opera è riassunto nei primi sei versetti, dove viene indicato anche lo scopo, cioè promuovere la saggezza, l’istruzione, la comprensione, la rettitudine, la conoscenza, il sapere.
Punto di partenza è il timore di Dio. Segue un piccolo poema didattico, dove, in forma di discorso, un padre si rivolge al figlio; è un’esortazione ad ascoltare l’istruzione dei genitori e ad evitare cattive compagnie.
I primi nove capitoli sono diretti a incoraggiare lo studio e la pratica delle leggi della sapienza e a prendere le distanze da tutte quelle cose che impediscono di fare il bene.
Gli argomenti trattati nel resto del libro sono i più disparati.

Ogni proverbio è indipendente dall’altro, cioè tra i diversi proverbi non esiste alcun legame, essi possono però essere raggruppati per argomenti; noteremo così che la parte più importante è quella che riguarda gli insegnamenti morali.
Si parla di sapienza e follia, di ricchezza e povertà, del laborioso, del pigro e dell’ubriacone. Si argomenta sui genitori e figli, sui giovani, sulla donna corrotta e quella virtuosa, sul matrimonio.
Altri argomenti sono la maldicenza, l’umiltà, le liti, l’amicizia, il governo, la salute del corpo e dell’anima. Alla base di tutto ciò c’è il timore del Signore, fonte della vera sapienza.
È evidente il valore pratico di questi insegnamenti che interessano la vita nel suo insieme.

L’attualità dei proverbi è sorprendente. Molti uomini e donne ne hanno tratto profitto, applicandoli alla vita quotidiana con l’intento di vivere secondo i consigli di Dio.

 

20 proverbi

19 salmi

L’Antico Testamento è pieno di poesia e di cantici: condottieri come Mosè, Debora e Barak celebrarono le loro vittorie con dei canti, persone comuni come Anna, la mamma di Samuele, e molti profeti della storia d’Israele misero in risalto con un cantico le loro esperienze più importanti. Non ci deve sorprendere che una fede come quella ebraica abbia ispirato una raccolta di Salmi.

Il titolo ebraico per questo libro è “Tehillim”, che significa “canti di lode”. La traduzione greca “Psalmoi”, da cui deriva il nostro “Salmi”, significa letteralmente “canti da accompagnarsi con strumenti a corda”, e le indicazioni che lasciano trasparire che dovessero essere cantati con accompagnamento sono molteplici. Tutti questi canti sono stati scritti in un arco di tempo di circa nove secoli, dall'epoca di Mosè al ritorno dell'esilio babilonese.

Questi “canti” furono composti da diversi autori.
Il nome di Davide ricorre in 73 titoli, quello di Asaf in 12, dei discendenti di Core (probabilmente musicisti esecutori appartenenti a questa famiglia) contiamo 11 composizioni. Troviamo poi altri nomi come Mosè, Salomone, Eman ed Etan.
Molti salmi sono anonimi, anche se c’è chi ritiene che alcuni di questi siano stati scritti dal re Davide.

Possiamo poi suddivedere i Salmi in salmi messianici, cioè che si riferiscono alla futura venuta del Messia e la preannunciano, salmi storici, salmi di preghiera, nei quali si trovano inviti a confessare i peccati e chiedere perdono a Dio o dove predomina l'adorazione.
I salmi che vanno dal 120 al 134 possono essere definiti come salmi di pellegrinaggio, che si ritiene fossero composti per essere cantati lungo la strada verso Gerusalemme, durante le principali feste annuali.
Ci sono poi 7 salmi detti alfabetici (25, 34, 37, 111, 112, 119, 145): si tratta di quei salmi che, nell’originale, cominciavano con la prima lettera dell’alfabeto ebraico e in cui ciascuna strofa cominciava con una successiva lettera dell’alfabeto. È come se in italiano al primo verso mettessimo una parola con la lettera a, al secondo verso una parola con la lettera b, al terzo una parola con la c, e così via. Questa forma letteraria aiutava la memorizzazione del testo.

È impossibile fare un breve riassunto del libro perché ogni salmo ha una storia a sé stante. Possiamo però sottolineare alcuni aspetti.
Prima di tutto, in gran parte dei Salmi l'attenzione è focalizzata su Dio e sul suo carattere: i Salmi sono un concentrato di teologia di profondità immensa. Essi infatti affermano che Dio è il Creatore (8:104), colui che ha il controllo su tutto in quanto Sovrano (29; 96-99). La rettitudine del suo governo (11; 75) si manifesta con la sua grandezza e benevolenza (146). La bontà di Dio (34) è inseparabile dalla sua santità (103), di cui l’altra faccia è rappresentata dalla sua ira (38); Dio è il pastore che si cura delle sue pecore (23)...  tutti questi temi saranno ripresi poi nel Nuovo Testamento da Gesù in persona prima e dai suoi discepoli poi.
In secondo luogo, alcuni salmi sono vere e proprie profezie sulla venuta di Gesù. Citiamo il 118 che contiene una predizione molto dettagliata della sofferenza di Cristo sul Calvario. Ce ne sono 18 che possono essere considerati come “salmi messianici”, perché parlano in modo particolare delle sofferenze del Messia, il Salvatore, e della sua gloria dopo la croce. Ecco l'elenco completo: 2, 8, 16, 22, 23, 24, 40, 41, 45, 68, 69, 72, 87, 89, 97, 102, 110, 118.
Queste frequenti allusioni sono importanti da rilevare perché mostrano come anche il libro dei Salmi annunci la venuta del Messia, il vero unto di Dio, Gesù Cristo.

 

19 salmi

18 giobbe

Giobbe potrebbe essere il più antico di tutti gli scritti biblici. Non possiamo affermare con certezza che l’autore di questo libro sia lo stesso Giobbe; la tradizione ebraica lo attribuisce a Mosè, ma anche Salomone viene preso in considerazione come autore (o traduttore), per via delle affinità linguistiche con i libri da lui scritti. In realtà, tali affinità posso essere spiegate con il fatto che, trattandosi di un libro molto antico, esso sia divenuto un modello linguistico e letterario per l'intera letteratura successiva.

Il prologo e l’epilogo del libro sono in prosa. La parte principale, suddivisa in tre cicli di dialoghi, è scritta invece in forma poetica.

Il tema del libro è la sofferenza, ed in particolare la domanda sul perché Dio permetta le sofferenze del giusto.

La storia è ambientata nel “paese di Uz”, che dovrebbe collocarsi nei dintorni del territorio di Edom, cioè nella parte meridionale dell’attuale Giordania.All’inizio del libro, Giobbe è molto ricco: possiede tanto bestiame, molti servi ed ha anche una famiglia numerosa.Satana riceve da Dio il permesso di provare la sua fede, così, in un primo momento gli toglie tutti i beni, poi lo priva dei suoi figli. Non essendo ancora riuscito ad incrinare la fede di Giobbe, Satana chiede ed ottiene in seguito l’autorizzazione a colpire anche il suo corpo.

Degli amici vengono a consolarlo, ma le loro argomentazioni circa le motivazioni delle prove di Giobbe aggravano le sue sofferenze, tanto che egli li definisce “consolatori molesti” (16:2). Inizia così una discussione tra Giobbe e i suoi tre amici che si basano sull’idea che la sofferenza è sempre e necessariamente conseguenza del peccato. Giobbe non afferma mai di essere un uomo perfetto, ma rifiuta con decisione il loro giudizio e non riesce a capire l’apparente durezza di Dio nei suoi confronti.

Eliu, un quarto amico fino ad allora rimasto silenzioso, propone di dibattere la questione partendo da una base differente. Invece di considerare le sofferenze degli uomini unicamente come castigo del peccato, Eliu ritiene che esse fortifichino e purifichino l'uomo. Non sono quindi espressione della collera di un Dio implacabile, ma una correzione inflitta amorevolmente. La tesi di Eliu fa di lui un messaggero del Signore; egli prepara l’intervento divino ed apporta un argomento che Giobbe può prendere in considerazione e addirittura accettare (capitoli 32-37).

Infine, Dio prende la parola e mostra a Giobbe che la conoscenza umana è troppo limitata per spiegare in maniera soddisfacente il mistero dei propositi divini. Giobbe e i suoi amici avevano dimenticato che Dio è il Vasaio e noi non siamo altro che creta nelle Sue mani. Per questo Dio li riprende. Giobbe riconosce subito il suo peccato umiliandosi davanti al Signore (38:1-42:6).

La fede di Giobbe trionfa su tutte le prove ed egli finisce con il recuperare la sua antica prosperità ed anche di più.

Tutti i personaggi umani del dramma parlano senza sapere nulla delle insinuazioni di Satana contro la fede di Giobbe, di cui si narra nel prologo, e del fatto che Dio gli avesse dato il permesso di provare con i fatti le sue accuse. Alla luce del prologo, le sofferenze di Giobbe appaiono non come il risultato di una condanna divina contro di lui, come i suoi amici avevano cercato di sostenere, ma come prova della fiducia di Dio in lui, che durante tutta la narrazione non vacillerà mai, anzi, continuerà a chiamare Dio il suo Redentore. Ti invitiamo a leggere a proposito l'approfondimento Giobbe e il suo Redentore.

Il libro di Giobbe costituisce un eloquente esempio del fatto che la mente umana è incapace di comprendere appieno la complessità del problema della sofferenza. Ma nel considerare il problema del male, non dobbiamo mai mettere in dubbio la bontà di Dio, per non sviluppare degli atteggiamenti sbagliati nei confronti della sua sapienza e del suo amore per noi.

 

 18 giobbe

La Bibbia è l'unico caso in cui l'autore del libro è anche l'autore dei lettori.

- R. Benigni -

Qualunque cosa mi trattenga dal leggere la mia Bibbia è mia nemica, per quanto innocua possa sembrarmi.

- A. W. Tozer -

Una conoscenza profonda della parola di Dio vale più dell'istruzione universitaria.

- Theodore Roosevelt -

Le risposte di Dio sono più sagge delle nostre preghiere.

-Anonimo -

Non so che cosa abbia in serbo il domani, ma so Chi ha in mano il domani.

- Anonimo -

La preghiera è debolezza che si appoggia sull'onnipotenza.

- W. S. Bowden -

Si può capire Dio tramite la sua Parola, non tramite le impressioni o le sensazioni che abbiamo di Lui.

- Smith Wigglesworth -

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