L'Antico Testamento introduce il Nuovo Testamento, buona parte del quale non potrebbe essere compresa, se non si conoscessero gli scritti precedenti (tuttavia è consigliabile non cominciare la lettura dall'Antico Testamento in quanto il messaggio risulterebbe più faticoso da comprendere, suggeriamo invece, come anche riportato in questo articolo, di incominciare la lettura della Bibbia dal Nuovo Testamento).

La conoscenza di Dio, le sue caratteristiche di potenza, sapienza, bontà e santità le troviamo tutte già nei primi capitoli della Genesi e vi si fa riferimento in tutta la Scrittura. Anche la descrizione della natura dell’uomo e della sua caduta, che leggiamo sempre nella Genesi, sono indispensabili per capire la lettera che Paolo scrisse ai Romani e, soprattutto, la missione del Figlio di Dio e la storia della Redenzione. Vi troviamo anche già la promessa della venuta di Gesù.

L’Antico Testamento potrebbe essere definito anche, parzialmente, come una sorta di raccolta di antichi scritti ebraici, in quanto comprende la storia e la letteratura di un’intera nazione. Ma in realtà è molto di più, e lo si scopre andando avanti con la lettura fino alla fine della Bibbia.

L'Antico Testamento è suddiviso in quattro parti: Pentateuco, libri storici, poetici e profetici.

  1. Il Pentateuco narra degli inizi del mondo e introduce la storia di Israele; è suddiviso in 5 libri: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio. Vi possiamo scoprire diverse caratteristiche di Dio:
    • la sua sovranità  sul creato e sulla scelta di un popolo attraverso Abramo e i suoi discendenti, ai quale promette anche il paese di Canaan come eredità;
    • la sua potenza  nel liberare il popolo;
    • la sua santità ;
    • la sua severità  verso gli increduli e la sua bontà verso il popolo scelto;
    • la sua fedeltà  nel condurre il popolo, che viene protetto fino all’ingresso nella Terra promessa.

  2. I libri storici sono dodici e descrivono le vicende del popolo d'Israele, come il suo ingresso nella terra promessa sotto la guida di Giosuè, la conquista del paese, le numerose infedeltà e i vari ritorni al Signore, l’introduzione della monarchia, le invasioni da parte di Assiri e Babilonesi fino alle deportazioni. Poi, dopo settant'anni di esilio, il ritorno in patria, la ricostruzione delle mura e del Tempio a Gerusalemme. Dopo tali avvenimenti, la narrazione si interrompe per un periodo di quattrocento anni.
    Tutto questo lo troviamo nei seguenti libri: Giosuè, Giudici, Rut, 1 e 2 Samuele, 1 e 2 Re, 1 e 2 Cronache, Esdra, Neemia e Ester.

  3. I libri poetici sono cinque e rappresentano dei veri capolavori di letteratura e soprattutto dei tesori spirituali.
    Nel libro di Giobbe, si parla di un uomo fedele a Dio, ma colpito da innumerevoli mali che suscitano interrogativi angosciosi ai quali la filosofia e la sapienza umana non sono in grado di trovare delle risposte.
    Nel libro dei Salmi troviamo invece molte espressioni di uomini di Dio, che ancora oggi sono una fonte inesauribile di consolazione e ci spingono a lodare Dio.
    I Proverbi sono per lo più una raccolta di massime di saggezza, concise e di sicuro impatto per chiunque le inizia a leggere e ad applicare alla propria vita.
    L'Ecclesiaste (che significa “predicatore”) è lo scritto di un re di Gerusalemme che, rivolgendosi al popolo di Dio senza rendere esplicito il suo nome, si interroga sul senso della vita.
    Il Cantico dei Cantici è una rappresentazione molto poetica che esalta l'importanza dell'amore tra gli sposi ed è una meravigliosa metafora dell'amore che lega Dio alla chiesa.

  4. I libri profetici raccolgono i messaggi dei profeti di Israele. Un profeta di Dio era un canale che egli usava per trasmettere la sua parola al popolo e annunciare anche eventi futuri.
    Israele aveva il compito di essere il portavoce di Dio fra gli altri popoli, ma, a causa delle continue infedeltà, veniva meno al suo compito.
    Per riportarlo all’ubbidienza, Dio suscitava continuamente dei profeti, il cui messaggio vivo e potente aveva non solo lo scopo di metterli in guardia dai pericoli comportati dall'idolatria e spingerli al ravvedimento, ma anche di annunciare la venuta e la gloria del Messia che li avrebbe liberati.
    Ognuno di questi profeti che si avvicendarono aveva caratteristiche particolari. Tutti parlarono di ciò che ancora non si vedeva e spesso morirono prima che le loro predizioni si avverassero, ma quello che Dio aveva ispirato loro si realizzò alla lettera nei secoli successivi e alcune loro profezie si stanno adempiendo sotto i nostri occhi.
    Non possiamo certo avere dubbi sul fatto che questa sezione della Bibbia abbia un messaggio anche per noi oggi: ciò che suscita davvero interesse è la rivelazione di Dio che contiene. L'intera Bibbia è un libro vivo e sempre pronto a comunicare i pensieri di Dio a chi li vuole conoscere.
    I libri profetici sono: Isaia, Geremia, Lamentazioni, Ezechiele, Daniele, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia.

 

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Vorremmo puntare un momento i riflettori su un passo biblico che troviamo in Deuteronomio e che è emblematico per comprendere come mai il popolo di Israele, al tempo di Cristo, aspettasse un "profeta".

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Il titolo “Deuteronomio” deriva dal greco e significa “seconda legge” o “ripetizione della legge”. Ormai, tutta la generazione che era uscita dall’Egitto e aveva ricevuto i Dieci comandamenti sul monte Sinai era morta durante i quarant'anni nel deserto. Una nuova generazione si stava preparando ad entrare in Canaan, la Terra Promessa, perciò la ripetizione non era certo superflua. Nel Deuteronomio, la legge viene descritta nel suo insieme e, in qualche modo, spiegata. Da quel momento in poi, sarebbe stata applicata in un contesto di vita diverso, non più nomade, ma di tipo stanziale, in quanto il popolo si sarebbe stabilito nel paese di Canaan. Il nuovo assetto avrebbe comportato delle piccole modifiche della legge in vigore, con lo scopo di adattarla all'inedita situazione.

Anche il Deuteronomio è ricchissimo di riferimenti e prefigurazioni che rimandano a Gesù. Clicca qui per leggere l'approfondimento «La figura di Cristo e il Deuteronomio»

 

IL DEUTERONOMIO IN BREVE

Il libro può essere suddiviso in tre parti principali, seguite da alcuni capitoli conclusivi di tipo storico.

La prima parte (capitoli 1-4) è sostanzialmente un excursus storico, nel quale vengono ricordati i punti salienti del viaggio compiuto nel deserto dalla generazione precedente. Mosè non trascura di far presenti anche i benefici che Dio ha elargito in quel lungo periodo di pellegrinaggio.

Nella seconda parte (capitoli 5-26), si trovano una ripetizione dei Dieci comandamenti, con annesse raccomandazioni a non dimenticarli, ed una ricapitolazione di tutti i principi morali e spirituali stabiliti da Dio. Se avesse messo in pratica le leggi di Dio, il popolo avrebbe goduto delle benedizioni promesse; quando se ne fosse allontanato, gli sarebbero toccate disgrazie, persecuzioni, esilio. I princìpi che leggiamo nel Deuteronomio si sono poi dimostrati veri in tutta la storia del popolo eletto da Dio.

La terza sezione (capitoli 27-28) può essere considerata come una conclusione delle parti precedenti. Troviamo qui l’ordine di scolpire le parole della legge sul monte Ebal, una proclamazione di benedizioni e maledizioni (come risultato dell’ubbidienza o della disubbidienza) e il rinnovo del patto che Dio aveva stipulato con il suo popolo.

I capitoli seguenti possiamo considerarli come un’appendice storica.
Mosè indicò pubblicamente come suo successore Giosuè e le ultime istruzioni furono rivolte ai leviti e ai sacerdoti, affinché leggessero periodicamente al popolo le parole della legge.
Nei capitoli 32 e 33, Mosè riporta un canto e una benedizione: con il primo, egli illustra l’amore del Signore verso il suo popolo e descrive Dio come una Rocca, un fondamento sicuro; con la benedizione che rivolge ad Israele, si comporta come un padre che, prima di morire, benedice i suoi figli.
L’ultimo capitolo, il 34, è il commovente racconto della sua morte.

A conclusione del libro, troviamo queste parole:

«Non c'è mai più stato in Israele un profeta simile a Mosè, con il quale il SIGNORE abbia trattato faccia a faccia»  (Deuteronomio 34:10).

È interessante notare che Dio cerca sempre un rapporto diretto con i suoi figli. E tu, sei pronto a sentire la voce di Dio?

 

05 deuteronomio

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Leggendo l'Antico Testamento salta all'occhio il comportamento del popolo di Israele: era in grado di dimenticare con facilità estrema i prodigi che Dio aveva compiuto, così che puntualmente Dio si trovava costretto a correggerlo, per l'amore paterno che nutriva (e ancora nutre) nei confronti di questo popolo.

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Il titolo “Numeri” fu dato a questo libro dai traduttori della cosiddetta Settanta (traduzione in lingua greca della Bibbia ebraica, redatta presumibilmente tra il III e il I secolo a.C.), a causa dei due censimenti descritti nel libro: il primo, a due anni dall'uscita dall'Egitto, il secondo nei pressi del fiume Giordano, il quarantesimo anno. Come il resto del Pentateuco, esso è stato scritto da Mosè in persona. Dall’informazione che riceviamo da Deuteronomio 1:2, sappiamo che la distanza fra il Sinai e Canaan, cioè la terra promessa, sarebbe stata coperta in undici giornate di cammino:

«Vi sono undici giornate dall'Oreb, per la via del monte Seir, fino a Cades-Barnea.»

Invece il viaggio durò altri 38 anni: il popolo subì il giudizio di Dio a causa del peccato e dell'incredulità, perciò sarebbe stata una nuova generazione istruita da Mosè a portare avanti la conquista e gustare le benedizioni che Dio aveva promesso.

 

IL LIBRO DEI NUMERI IN BREVE

I primi dieci capitoli riguardano un periodo di poche settimane. Il libro dell’Esodo ci consente di seguire il popolo guidato da Mosè fino al monte Sinai, mentre in questa prima parte di Numeri troviamo i preparativi disposti da Dio prima della partenza dal Sinai verso la terra promessa. Prima che il popolo si mettesse in marcia, venne effettuato un censimento e vennero date istruzioni dettagliate sull’organizzazione dell’accampamento.

La seconda parte del libro, dal capitolo 11 al capitolo 21, ci racconta appunto i principali eventi di quel lungo periodo di migrazione.
In questi capitoli, troviamo narrate diverse situazioni in cui il popolo si rese colpevole contro Dio, mostrando un atteggiamento di opposizione e non di fiducia.
Israele si lamentava e ribellava continuamente e il Signore dovette correggerlo più volte, intervenendo anche nei confronti dei più fidati collaboratori di Mosè: Aronne e Miriam misero in discussione l’autorità del loro fratello, poi dieci dei dodici esploratori mandati a verificare la fattibilità della conquista del paese, spinsero il popolo a rifiutarsi di entrare in Canaan con un rapporto scoraggiante, nonostante Dio avesse detto di andare e conquistare il paese. Così, gli Israeliti peccarono ancora di incredulità e disobbedienza, e ciò costò all'intera generazione il dover vagare per il deserto tutti quegli anni, in attesa che tutti coloro che erano al di sopra dei vent'anni morissero, tranne Caleb e Giosuè, i soli fra gli esploratori che avevano creduto nella promessa di Dio.
Dio stava insegnando al popolo ad ascoltare bene la sua voce, a distinguere ciò che è spirituale da ciò che viene dall'impulso umano, e i quarant'anni nel deserto servirono a forgiarlo. In questa sezione, troviamo diversi rimandi anche alla figura di Cristo. Ti invitiamo a leggere un breve approfondimento sull'episodio del Serpente di Rame, raccontato appunto al capitolo 21.

La terza parte del libro, dal capitolo 22 al 36, ci racconta di un personaggio che sarà ricordato anche in altri scritti della Bibbia come il prototipo del falso profeta amante del denaro, che causa deviazioni dalla fede. Si tratta di Balaam, un indovino ingaggiato dal re di Moab per maledire Israele. Oltre l’episodio, per certi versi buffo, dell’asina che improvvisamente parla per far capire all'indovino che Dio era pronto a fermarlo dal maledire Israele, leggiamo pure come il Signore lo abbia usato, invece, per benedire il suo popolo. ( Leggi qui un approfondimento su Balaam.)
Nell'ultima sezione di Numeri, troviamo descritti leggi ed eventi vari. Giosuè viene designato come successore di Mosè e due tribù e mezzo si stabiliscono ad est del Giordano, prendendo possesso dei territori nel frattempo conquistati.

Il libro si conclude con le parole:

«Tali sono i comandamenti che il Signore diede ai figli d'Israele per mezzo di Mosè»,

come a voler sancire lo scopo finale del testo stesso, che rimane comunque legislativo.

 

04 numeri

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In Levitico troviamo tutta una serie di prescrizioni riguardanti i sacrifici da offrire nel santuario, situazioni che ai nostri occhi risultano cruente, ma che erano figure della morte di Gesù sulla croce.

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Abbiamo letto nell'introduzione all' Esodo che Dio diede ad Israele la legge, sul Monte Sinai: oltre ai Dieci comandamenti, c'erano anche delle leggi civili e cerimoniali. Le leggi erano quindi di due tipologie: una morale, che mostrava perché la santità fosse importante, ed una rituale che rivelava in che modo la santità poteva essere raggiunta.

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02 esodo

Questo libro continua il racconto iniziato in Genesi. La parola Esodo significa "uscita" e narra la storia di come Dio, in maniera potente e sovrannaturale, liberò Israele dalla schiavitù in Egitto sotto la guida di Mosè. È il libro della redenzione: il popolo schiavo viene liberato, il popolo liberato viene preservato, sia nell'uscita dall'Egitto che nel deserto; infine, il popolo preservato viene santificato attraverso la conoscenza e la pratica della legge.

L'ESODO IN BREVE

Dal capitolo 1 al capitolo 11, è in evidenza la figura di Mosè, il liberatore, che giganteggia in tutto lo scritto. In questi capitoli, viene raccontata la sua nascita, i suoi anni presso la corte del Faraone, la sua fuga nel deserto, dopo l'uccisione di un Egiziano, e la sua vita a Madian, il tutto condensato in due capitoli. I capitoli 3 e 4 raccontano della missione che Dio ha affidato a Mosè, quelli successivi, invece, il percorso che porta Dio a mostrare la sua potenza contro il Faraone e il suo popolo tramite le nove piaghe.

Il capitolo 12 fa un resoconto della liberazione di Israele. Viene raccontata l'istituzione della festa di Pasqua e la morte dei primogeniti, decima e ultima piaga mandata da Dio sugli Egiziani tramite Mosè.

Nei capitoli 13 e 14 del libro dell'Esodo, si legge del passaggio del Mar Rosso da parte degli israeliti, e della distruzione dell'esercito egiziano, grazie alla potenza di Dio.

Dal capitolo 15 in avanti, la storia del popolo si svolge nel deserto: qui esso riceve in maniera del tutto sovrannaturale la manna, le quaglie, l'acqua, e tutto quello che serviva per sostentare un intero popolo composto da seicentomila uomini, più bambini e bestiame in gran quantità. Vengono date anche le tavole della legge, le indicazioni sul vivere civile e alcune leggi morali.

L'ultima parte dell'Esodo, dal capitolo 25 in avanti, è dedicata alle indicazioni che Dio fornisce a Mosè su come costruire il Tabernacolo, una sorta di grande tenda mobile eretta in mezzo al deserto, che Dio scelse come dimora in mezzo al suo popolo, intorno al quale le tribù si dovevano accampare con un ordine preciso: è interessante vedere come il libro dell'Esodo concluda con l'immagine della nuvola (visibile di giorno) e del fuoco (visibile di notte), che rappresentano la gloria di Dio sopra il Tabernacolo. Ogni volta che la nuvola di giorno si alzava, era tempo per il popolo di mettersi in marcia.
A questo proposito, notiamo che Dio aveva scelto allora di dimorare in mezzo al suo popolo, e ancora oggi Dio chiede di dimorare nella vita dell'uomo.

Leggi l'approfondimento: L'Esodo e Gesù 

 

02 esodo

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Nella seconda parte del libro della Genesi, possiamo leggere il racconto della vita dei patriarchi del popolo di Israele, cioè Abramo, Isacco, Giacobbe e Giuseppe. Proviamo a definire il profilo dei primi tre.

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La Genesi è ricchissima di eventi e racconti che hanno dell'incredibile agli occhi del lettore. In questo breve articolo vogliamo considerare due eventi particolari analizzandoli brevemente: la creazione e il diluvio universale.

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